Carpi, con Righi ha vinto l'establishment di Bellelli. Ma Taurasi non è San Paolo
Se qualcuno, senza ironia, può paragonare la sua sconfitta alle primarie di Carpi alla autoprofezia del martirio di San Paolo, allora tutto è davvero possibile
Tutto come previsto: Riccardo Righi ha vinto le primarie e con ogni probabilità sarà il prossimo sindaco di Carpi, perchè il centrodestra si è spostato a destra-destra e perchè il civismo non si è ancora consolidato. Il Pd vincerà per assenza di alternative. Come sempre.
Onore al merito a Giovanni Taurasi, per averci provato, per aver evitato ogni accenno di vittimismo in campagna elettorale (e in alcune occasioni rimaste sottotraccia sarebbe stato pure giustificato), per non aver tirato per la giacchetta Bonaccini che - come sempre - non ha avuto il coraggio di puntare su un potenziale sconfitto, pur sapendolo più preparato, e per essere andato contro un risultato già scritto. Impossibile alla vigilia non fare il tifo per lui, per colui che era destinato a perdere, ma che ugualmente ci ha provato. Perchè per quell'uno su mille che ce la fa, servono 999 gregari pronti a confermare le attese.
Peccato solo lo scivolone finale.
'Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede - Dalla seconda lettera di Paolo a Timoteo' - scrive Taurasi a commento della sconfitta.
Ecco, neppure nella larga concessione dell'iperbole politica, neppure nella comprensione di una consolante ubriacatura, neppure nel delirio di una febbre improvvisa, il paragone tra Taurasi e San Paolo risulta minimamente affrontabile.
Ma per una cosa, forse, anche in questa improvvida citazione, Taurasi bisogna ringraziare.
Nell'abisso delle pochezze di chi scrive un barlume di certezza appare d'incanto. Se qualcuno, senza ironia, può paragonare la sua sconfitta alle primarie di Carpi alla autoprofezia del martirio di San Paolo, allora tutto è davvero possibile. Non vi è più nulla di cui vergognarsi. Il brancolare nel buio, l'inciampare nelle proprie derive, contraddizioni, colpe, assume d'incanto, almeno per un istante, un valore rispetto ai paradossi nei quali si può rotolare credendosi avvolti dalla Luce. E poi chissà che riconoscendo il suono falso dei campanelli della vanità, dei fischietti dell'orgoglio, della sublimazione del proprio balbettio mascherato da Preghiera, prima dell'ultimo rintocco della campana una vera autentica buona battaglia, silenziosa, misteriosa, pura, si palesi. Per Miracolo.
Giuseppe Leonelli
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