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L'ufficialità è arrivata pochi giorni fa dalla vicepresidente della Regione Gualmini: il Cpr (gli ex Cie fatti risorgere dal ministro Minniti) si farà a Modena.
Un annuncio contro il quale si scagliano i bersaniani modenesi. Ad attaccare la Regione è infatti il capogruppo Paolo Trande. 'Lo sospettavamo, diciamo - scrive Trande riesumando uno slogan caro a D'Alema -. La legge, mi risulta, attribuisce al Governo e alla Regione la titolarità della scelta, siamo sempre nel pieno spirito della mortificazione degli Enti Locali che caratterizzava la stagione della revisione costituzionale bocciata. Dinanzi alla legge diventa complicato opporsi anche perchè, per cultura istituzionale, anche quando non siamo d'accordo siamo usi rispettare financo le leggi sbagliate. Il Decreto Minniti che prevede il CPR è una legge che muove da una esigenza vera: la gestione del fenomeno migratorio. Ma pensare di affrontarlo prevedendo 1.
000 migranti nei CPR a fronte di 185.000 arrivi via mare (2016) appare, un po', velleitario.
Comunque la vicepresidente Gualmini sappia che Articolo UNO-MDP Modena: senza adeguati rinforzi della Polizia di Stato a cui toccherebbe la vigilanza del CPR (si stima ci vogliano almeno 30 unità), adeguate garanzie su trasparenza, accessibilità e rispetto dei diritti umani, adeguata previsione economica di finanziamento per coprire ogni costo diretto e indiretto sostenuto dal Comune,
non avvia neanche la discussione in maggioranza'.
'Abbiamo ancora in mente i disordini e le violazioni dei diritti umani del vecchio CIE di via La Marmora a Modena per pensare di ripetere le esperienza fallimentare di allora - chiude Trande -. Io al posto della vicepresidente Gualmini avrei avuto un po' più di cautela perchè, fra l'altro, qui ci sarebbe una comunitá che sul tema ospitalità sta già facendo i salti mortali (per cultura, convinzioni ideali solidaristiche ma non senza problemi)'.
Redazione Pressa
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