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Danno erariale a Reggio Emilia, Corte dei conti chiede 625mila euro all’ex sindaco Vecchi, alla giunta e a 6 funzionari

Danno erariale a Reggio Emilia, Corte dei conti chiede 625mila euro all’ex sindaco Vecchi, alla giunta e a 6 funzionari

Oggi Vecchi è capo di gabinetto del presidente della Regione Michele De Pascale. Ora ha 45 giorni di tempo per inviare memorie difensive


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L'ex sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi (oggi capo di gabinetto del presidente della Regione Michele De Pascale, nella foto), metà della sua Giunta e sei funzionari dell'ente di piazza Prampolini di cui due già condannati nel cosiddetto processo 'Appaltopoli': sono le persone nei confronti delle quali procede la Procura della Corte dei conti regionale, contestando loro, al termine di una recente istruttoria, un danno di 625.000 euro di cui i magistrati contabili chiedono 'l'integrale risarcimento'. E' tutto nero su bianco nell'invito 'a fornire deduzioni' spiccato il 27 maggio scorso dal pubblico ministero della Procura della Corte dei Conti Domenico De Nicolo e controfirmato dal procuratore generale Claudio Chiarenza. Nell'atto di 14 pagine, di cui la Dire ha copia, si spiega che tutto nasce dalle indagini condotte dalla Guardia di finanza reggiana sulla serie di presunte gare d'appalto pilotate in seno al Comune, relative al periodo tra la fine del 2015 e il giugno del 2019. Un'inchiesta poi sfociata in un processo con 20 imputati di cui però, con sentenza emessa a marzo 2024, solo quattro condannati in primo grado.

Si tratta dell'ex capo del servizio Legale del Comune Santo Gnoni, del dirigente Roberto Montagnani (un anno e sei mesi di reclusione e 1.200 euro di multa ciascuno) e di Vincenzo e Lorenzo Corradini, padre e figlio, titolari dell'omonima autofficina di soccorso stradale in città (per loro un anno di carcere e 600 euro di multa). Sotto la lente della Corte dei conti, in particolare, è ora finita la procedura relativa all'affidamento triennale del servizio di ripristino della sicurezza stradale dopo gli incidenti, che fu aggiudicata nel 2017 al consorzio Cisa, di cui l'autofficina Corradini faceva parte.
 

Come acclarato dalle condanne emesse, il servizio fu affidato ai Corradini in cambio di un accordo su una controversia per i crediti vantati dall'autofficina verso il Comune per 2,7 milioni. E proprio da
questo punto discendono le contestazioni della magistratura contabile. L'operazione, ideata da Gnoni e Montagnani, prevedeva infatti che l'autofficina si sarebbe accollata i debiti per il mancato pagamento dell'Imu che il Comune vantava con l''Immobiliare Cinque Effe srl', società terza rispetto al contenzioso tra le parti, ma avente come rappresentante legale lo stesso Vincenzo Corradini. Gli accolli e le compensazioni, a cui il Comune avrebbe assentito, riguardavano non solo gli omessi versamenti pregressi dell'Imu della 'Cinque Effe' dal 2011 al 2015, ma anche quelli futuri (per il 2016 e il 2017) per un totale di 625mila e 159 euro.
La parte rimanente del credito vantato dai Corradini è stata invece saldata dal Comune con un bonifico di 515.000 euro. Secondo il pm della Corte dei conti l'offerta fatta ai Corradini sarebbe tra l'altro stata particolarmente vantaggiosa per loro perché l'affidamento -per tre anni rinnovabili con una proroga tecnica di sei mesi- avrebbe permesso alla ditta non solo di recuperare i suoi crediti, ma anche di accumulare un'esperienza tale 'da aggiudicarsi praticamente a vita il servizio oggetto di affidamento'. Per fare luce sulla vicenda, la Procura della Corte dei conti ha quindi aperto un fascicolo e delegato la Guardia di finanza reggiana ad acquisire dal Comune una serie di atti, tra cui la delibera di Giunta del 27 settembre 2016 che autorizzava l'allora dirigente Santo Gnoni alla stipula della transazione con la controparte.E' rimasta invece 'senza esito' la richiesta delle Fiamme gialle di avere anche l'atto transattivo vero e proprio, 'non rinvenendosi il documento contrattuale nè trovandosi alcuna registrazione dell'atto al protocollo dell'ente o nei repertori dello stesso', sebbene 'la forma scritta sia notoriamente imprescindibile per tutti i contratti di cui sia parte una pubblica amministrazione e risulti richiesta 'ad probationem' anche dal Codice civile'.
L'esistenza del 'contratto' è stata comunque confermata da Vincenzo Corradini in alcune audizioni istruttorie davanti alla Gdf e dimostrata 'di fatto dalla mancata attivazione delle pretese tributarie' da parte del Comune. Nell'atto rivolto agli ex amministratori comunali si evidenzia però che, secondo il regolamento generale delle entrate tributarie del Comune di Reggio, nel testo allora vigente che risaliva al 1998, la compensazione fra debiti e crediti era ammessa solo 'se spettanti al medesimo contribuente' ed inoltre era 'espressa e tassativamente esclusa la possibilità di pagare il debito accollato tramite compensazioni', al punto da prevedere specifiche sanzioni in caso di violazioni. Da ciò, secondo la Procura della Corte dei conti, deriva la 'radicale nullità' dell'accordo transattivo tra il Comune e l'autofficina Corradini 'nella parte in cui prevedeva la compensazione tra debiti di natura tributaria e crediti di altra natura (specificamente commerciali)'. Il Comune di Reggio avrebbe quindi dovuto incassare i mancati versamenti Imu della Immobiliare Cinque Effe per 625.000 euro, cosa ora non più possibile essendo il credito, accertato nel 2016, scaduto nel 2021.
 

Oltre ad aver perso 'definitivamente e irrimediabilmente il proprio credito', continua la Corte dei Conti, il Comune non è poi riuscito neanche a 'conseguire in modo legittimo ed efficace l'auspicata estinzione del debito nei confronti dell'autofficina', che ancora nel 2021 ha intentato un'azione legale tesa al recupero del debito originario. Oltre a Gnoni e Montagnani, secondo la Procura contabile, sono coinvolti 'a titolo di colpa grave' anche altre persone. E nello specifico: l'ex sindaco Luca Vecchi e gli ex assessori Matteo Sassi (vicesindaco), Serena Foracchia, Natalia Maramotti e Alex Pratissoli, la responsabile del servizio finanziario del Comune (tutt'ora nell'ente) Monica Prandi che emise il parere di regolarità contabile sulla proposta di delibera e i componenti dell'organo di Revisione che diedero il loro assenso Stefano Ferri, Giovanni Piccinini e Barbara Guidi.
'Tutti costoro- si legge nell'atto che li chiama in causa- assentirono all'operazione, aderendovi acriticamente, senza minimamente avvedersi della manifesta illegittimità della soluzione prospettata' e ignorando il regolamento delle entrate del Comune 'certamente da loro conosciuto o conoscibile con un minimo sforzo di diligenza nell'espletamento dei loro compiti istituzionali'. Non è tutto. A Vecchi, Sassi, Foracchia, Maramotti e Pratissoli, la Procura della Corte dei conti chiede anche di restituire un terzo del danno complessivo- 206.000 euro- con ripartizioni in parti uguali. Stessa cifra è richiesta in condivisione a Ferri e Piccinini e Guidi, mentre a Prandi si chiedono 62.500 euro. Ora gli 'indagati' hanno 45 giorni di tempo per inviare memorie difensive e deduzioni o chiedere di essere ascoltati 'assistiti da un difensore di fiducia'.

L'attuale sindaco

'Rispetto al procedimento avviato dalla Corte dei Conti, riferito a fatti del 2016 e indirizzato ad ex amministratori e funzionari comunali, esprimo la massima fiducia nell'operato delle persone coinvolte e nella possibilità che ogni dubbio venga chiarito'. Lo afferma Marco Massari, attuale sindaco di Reggio Emilia. 'Rilevo che non si tratta di una sentenza, né di una citazione a giudizio, ma di una fase pre-processuale per consentire alle persone coinvolte l'esposizione delle argomentazioni difensive', sottolinea ancora Massari, ribadendo infine 'la piena fiducia nell'operato della magistratura contabile'.
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