'Ente gestione parchi pachiderma burocratico: Appennino abbandonato'
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'Ente gestione parchi pachiderma burocratico: Appennino abbandonato'

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'Da quando è stato istituito, l’Ente di Gestione ha imposto una gestione del territorio basata sul concetto della tutela, intesa come non fare nulla'


'Ente gestione parchi pachiderma burocratico: Appennino abbandonato'
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'L’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Centrale è un pachiderma burocratico che rischia di contribuire all’abbandono del territorio dell’Alto Appennino Modenese e per questo deve essere riformato'. Cristiana Nocetti nel programma della sua candidatura alla Regione Emilia Romagna ha messo come priorità la tutela del territorio e degli abitanti dell’Alto Appennino Modenese, per invertire la tendenza all’abbandono ed allo spopolamento.
'E' necessario occuparsi del nostro splendido Appennino in modo pragmatico. Da quando è stato istituito, l’Ente di Gestione non ha fatto altro che imporre una gestione del territorio basata sul concetto della tutela, intesa come non fare nulla, e questo è il principale motivo per cui i boschi sono diventati impenetrabili e i pascoli sono invasi dalle vegetazioni spontanee.

Per colpa di questo ottuso concetto della tutela ambientale, i pascoli dell’Alto Appennino Modenese, ed in particolare quelli del Comune di Fanano, sono spariti e i boschi non governati sono diventati l’habitat naturale per i cinghiali, che devastano le poche coltivazioni agricole che vengono ancora praticate dagli ultimi agricoltori che resistono a tutte le prescrizioni assurde imposte dal Piano Territoriale del Parco Regionale dell’Alto Appennino Modenese'.
'Chi ha governato l’Ente Parchi deve aver ben chiaro che senza una agricoltura attiva non si può avere una corretta manutenzione del territorio, eppure l’esempio dell’Alto Adige è sotto gli occhi di tutti.
Per il contenimento dei cinghiali, l’Ente di Gestione dovrebbe essere più concreto ma è arrivato addirittura a decretare che l’agricoltore che intende installare una rete di protezione di una coltivazione dai cinghiali deve presentare una pratica edilizia al Comune che è soggetta al nulla osta dell’Ente di Gestione - continua Nocetti -. Inoltre, per chi risiede nell’Alto Appennino Modenese, il problema della circolazione sulla rete stradale non è solo quello delle frane o delle condizioni dell’asfalto, ma è soprattutto quello della mancata manutenzione della vegetazione delle banchine e degli alberi che hanno invaso la sede stradale, per cui quando nevica o quando c’è vento le strade vengono bloccate da alberi divelti. Oltre al disagio per i residenti, questi blocchi possono precludere i soccorsi delle ambulanze e gli interventi dei Vigili del Fuoco e quindi è anche una questione di sicurezza. I Sindaci affermano che non possono intervenire per fare rispettare le norme del Codice della Strada che impongono ai proprietari di contenere la vegetazione lungo le banchine delle strade pubbliche e che un intervento diretto del Comune necessiterebbe del nulla osta dell’Ente Parchi, che si oppone al taglio delle piante ad alto fusto, perché è vietato dal Piano Territoriale del Parco. È necessario inoltre tutelare tutti quei Proprietari privati dei terreni su cui viene effettuato un vero e proprio saccheggio di funghi e mirtilli, oltre ad essere totalmente esclusi dalle decisioni dell’Ente Parchi, devono subire il saccheggio senza incassare un euro e questo avviene ogni anno. Io credo che sia ora di cambiare radicalmente la struttura dell’Ente Parchi, perché i proprietari e i residenti nel Parco devono aver più voce in capitolo. I sindaci dei comuni interessati si devono attivare in tal senso'.

Redazione Pressa
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