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Ferragosto e Modena oggi era deserta. E non sarebbe una notizia se non fosse per la retorica tutta filo-amministrativa della città piena di turisti e di attività aperte e di fermento cultural-economico, che ha occupato questi giorni di mezza estate. Giorni così lontani dal caos romano e così sonnolenti per la politica locale, appiattita sulla riconferma in carrozza del sindaco Muzzarelli. Una vittoria contro la pochezza messa in campo dagli avversari leghisti talmente facile e grassa da lasciare quasi delusi gli stessi fan Pd che si aspettavano un combattimento all'ultimo voto. Una vittoria sfacciata che annulla ogni spinta a migliorarsi da parte del Sistema. Perchè, evidentemente, va bene così e chi ha vinto può permettersi di bearsi davanti allo specchio e pontificare su tutto. E' legittimato a farlo.
Modena deserta a Ferragosto, anche oggi, come sempre.
Piazza Roma spoglia con le sue fontane a doccia rovesciata a spruzzare i loro getti, piazza Grande affollata solamente di sole, la Ghirlandina aperta, ma senza visitatori, il piazzale del Mef brulicante di nulla. Negozi, ristoranti, bar: quasi tutti sigillati. Qualche mamma col passeggino che sfida la calura, qualche straniero a rompere il silenzio con il cigolio della sua bicicletta, un anziano in giacca scozzese e camicia azzurra che attende, con un bicchiere di bianco davanti all'unico bar aperto, l’ora del pranzo. Un gatto tigrato con il naso in sù che sembra sfidare la statua di Tassoni in piazza Torre. Il solito uomo col sorriso sdentato che barcolla tenendo una lattina di birra in mano, talmente uguale a se stesso che viene da chiedersi se stia fingendo o di seguirlo nella sua danza confusa.
E dire che la città così, vuota, ha indubbiamente un suo fascino romantico, una sorta di nostalgia per quello che non è mai stato e, nonostante le roboanti promesse, non è. Modena non è una città turistica. Non lo è ancora, purtroppo. Nonostante il palazzo Ducale, il Duomo, la Ferrari e Pavarotti. Nonostante la sua cucina e le sue auto. E descrivere i (pochi) passi in avanti fatti sul fronte turistico come un risultato conquistato, non fa altro che rendere più difficile il raggiungerlo davvero. Una bugia, quella della città piena e viva nei periodi turistici, che baratta una programmazione serie e una presa atto dei tanti fallimenti segnati sinora, con un momento di tanto finta quanto inutile consolazione autocelebrante. Una consolazione che non fa altro che sprofondare di un altro metro Modena nelle sabbie del proprio ricco e sazio provincialismo conservatore. Che domani continuerà a prendere in giro se stesso snocciolando numeri e cifre miracolose. Per nascondere il vero.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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