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Al Pd serve una svolta drastica, una 'nuova Bolognina'. Cambiando nome, già alle prossime elezioni regionali. E anche in Emilia-Romagna. Oppure è destinato a scomparire. E' il pensiero di Elisabetta Gualmini, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, che affida la sua idea politica alle colonne de 'La Verità'. Una lunga intervista a Luca Telese, nella quale tira in ballo anche lo stesso governatore Stefano Bonaccini, che non ha ancora sciolto definitivamente il nodo sulla sua ricandidatura al secondo mandato in viale Aldo Moro. 'Credo che anche un uomo come Stefano Bonaccini condivide, se non tutta l'analisi che sto facendo, almeno queste mie preoccupazioni', è convinta Gualmini. Ma qual è il ragionamento della vice di Bonaccini? 'Io sono convinta che il Pd debba cambiare pelle e volto al più presto, fin dalle prossime elezioni regionali- sostiene la vicepresidente dell'Emilia-Romagna- oppure rassegnarsi al rischio di scomparire'.
Secondo Gualmini, infatti, 'c'e' un malcontento profondo nella nostra base. C'è rabbia, incomprensione, delusione e scontento. Questa volta, per salvarsi dal declino, non puo bastare un semplice lifting. Dalla mattina alla sera parlo con i nostri militanti in quella che era la regione più rossa d'Italia. C'è ancora gente che mi chiede perchè non abbiamo fatto il governo con il M5s'. A distanza di mesi, Gualmini continua a contestare la scelta del partito di non aver tentato il dialogo coi 5 stelle sul Governo. E critica in modo aspro anche la linea attuale.
'Adesso si è sterilizzata ogni attività del Pd- sottolinea la vice presidente della Regione - nella speranza che passi la tempesta e nell'interesse esclusivo delle correnti'. Ma, avverte, 'se il Pd resta in stato di catalessi politica non ha la possibilità di sopravvivere alla crisi.
C'e il rischio concreto di una dissoluzione del partito'. Gualmini è stata fin dall'inizio una renziana di ferro. 'Ho creduto in Matteo Renzi finchè è stato possibile - ammette - ma siccome sono una persona seria e realista, mi rendo conto che il discorso che sto facendo deve riguardare tutto il gruppo dirigente, nessuno escluso'. Anche perchè, insiste la vicepresidente dell'Emilia-Romagna, 'mi pare che ci stiamo logorando noi. Il voto del 4 marzo è stato un urlo, una richiesta di protezione sociale, di sostegno e aiuto alle famiglie. Proporre a gente che chiede altro dibattiti astratti e fumosi, istituzionali o politologici che siano, mi pare suicida'. Secondo Gualmini, del resto, nel Pd 'perchè nessuno dei dirigenti della prima linea si facesse male, in sostanza si è deciso di non decidere. Questo proprio nel momento in cui non bisognava attendere un solo minuto. Questa è stata la scelta che ha fatto e fa più male al partito'. Per questo, insiste la numero due dell'Emilia-Romagna, 'bisogna cambiare subito e bisogna dare un'immagine di un cambiamento forte e radicale'.
Gualmini pensa a un 'passaggio di rottura che sia paragonabile a quello di una nuova Bolognina. Ad un passaggio di discontinuità simile a quello della svolta di Achille Occhetto. Sono stata renziana, e lo ripeto, perche non amo i trasformismi, ma credo che ora si debba prendere atto che il Pd non è stato quello che noi immaginavamo. Oggi il Pd non viene percepito come un grande partito riformista che sta dalla parte dei più deboli'. Per questo, secondo Gualmini si deve 'tornare ad ancorare questa nuova identità a sinistra. E che, forse, in questo nuovo nome ci debba essere un moderno riferimento all'idea del socialismo'.
Un cambio da fare già in vista delle regionali, anche in Emilia-Romagna? 'Assolutamente si - sostiene Gualmini-. Non abbiamo piu' molto tempo davanti a noi. Mentre il fattore tempo in politica è decisivo, necessario perchè qualsiasi cambiamento non sembri un processo trasformistico. Bisogna che il cambiamento sia vero'. Ma, aggiunge la vicepresidente dell'Emilia-Romagna, 'non sono decisioni che si possono prendere da soli. Deve essere un percorso condiviso'.
Redazione Pressa
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