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Ormai non passa giorno senza che dall'inesauribile fucina di idee della segreteria nazionale PD, guidata sul fronte della comunicazione dal portavoce modenese Matteo Ricchetti, prenda forma, e sia lanciata, una nuova proposta organizzativa o di azione politica. Proposte che se da un lato vengono a volte smentite o ridimensionate dal fronte di governo del PD (vedi il voto sullo Ius Soli), dall'altro assumono sempre più spesso la forma di un boomerang, anche di immagine, agli occhi degli stessi esponenti del PD a livello territoriale.
Ed ecco che nell'ambito della riorganizzazione del partito che Renzi vorrebbe attuare in vista delle prossime elezioni politiche, la proposta di creare un 'Dipartimento mamme', che si occupi specificamente di analizzare e presidiare la dimensione dell'essere madri, scatena la reazione critica ed infastidita dell'Assessore comunale Irene Guadagnini, pasionaria del 'potere delle donne' richiamato con tanto di maglietta sfoggiata anche nell'incontro con Vasco Rossi, che affida il suo dissenso ad un post sul suo profilo Facebook: 'E' una cosa non si può sentire.
Punto'.
Per lei, alla uale il sindaco Giancarlo Muzzarelli ha affidato la delega alle pari opportunità che era di Bosi, il rischio è sarebbe quello che 'se andiamo verso azioni come l'aumento a cinque giorni del congedo di paternità obbligatorio ma poi chiamiamo il dipartimento mamme, secondo me stiamo avvallando l'idea che dei figli se ne debbano occupare le madri'. Rileggiamo il passaggio perché abbiamo paura di non avere capito. Ma anche alla terza lettura non cambia l'impressione che il rischio per l'Assessore Guadagnini sia proprio quello di fare passare l'idea che dei figli se ne debbano occupare le madri. Proprio così.
Ma a mettere in salvo da eventuali fraintendimenti sulla finalità del provvedimento ci pensa chi sarà alla guida della nuova struttura 'Dipartimento Mamme' del PD. La Deputata Titti di Salvo. Un passato in Sinistra e Libertà, poi l'approdo nel Pd che a Repubblica.
it afferma: 'L'intento politico del dipartimento è chiaro: si tratta di coniugare la maternità con l'estensione dei diritti. Essere madri non è di sicuro un destino obbligato, ma non può essere neanche un desiderio negato. E troppo spesso nel nostro Paese la maternità diventa un ostacolo, soprattutto per il lavoro. Ecco, siamo al lavoro per rimuovere questi ostacoli'.
Ecco, così è chiaro, al punto che non dovrebbe fare una grinza, nemmeno agli occhi e agli orecchi di chi, come l'Assessore Guadagnini, ha la delega alle pari opportunità. Perché di pari opportunità si tratta, nel momento in cui , appunto, si tratta di affrontare, analizzare e magari provare a rimuovere quegli ostacoli, che nonostante decenni di battaglie politiche, ancora ci sono, legati alle difficoltà, per milioni di donne italiane, a fare combaciare anche solo i tempi della città con quelli della propria vita di madri.
Ma le cose non sembrano così lineari per l'Assessore Guadagnini che vede, anche nei termini e nelle infografiche, il rischio di discriminazione. Temi complessi che proprio per questo, sempre dal profilo FB, l'Assessore decide di rimandare e non meglio definite 'cene' (e nel merito non vogliamo minimamente entrare) ma che lo stesso Assessore segnala essere 'ormai diventate di discussione politica femminista!'. E ci fermiamo qui.
Nota per l'Assessore: 'L'uso del termine Assessore e non Assessora è voluto, trattandosi non di genere maschile, e nemmeno famminile, bensì neutro. Identificativo di una carica che spetta non a un uomo o una donna in quanto tali, ma in quanto persone chiamate a determinati incarichi, indipendentemente dal genere.
Gianni Galeotti