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Italia Nostra a muso duro: 'Sant'Agostino, audizione totalmente inutile: il progetto cosìnon è legittimo'

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'Intuiamo l'imbarazzo del Soprintendente chiamato ad approvare un progetto che urbanisticamente può passare se si cancella la prescrizione di restauro che proprio lui è chiamato per parte sua a far rispettare'


Italia Nostra a muso duro: 'Sant'Agostino, audizione totalmente inutile: il progetto cosìnon è legittimo'
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'L’audizione di per sé non esaurisce la garanzia di una effettiva e utile partecipazione. Quel che pensa Italia Nostra sul progetto che si vuol approvare con l’accordo di programma è ben noto a tutti i soggetti istituzionali e non sappiamo come la conferenza intenda superare la pregiudiziale questione di legittimità che abbiamo motivatamente sollevato: inammissibilità, per gli edifici monumentali, della deroga alla disciplina di restauro e risanamento conservativo, quindi preclusione della variante sul punto al piano strutturale comunale – PSC- che quella disciplina prescrive'. E' questo il duro commento del presidente di Italia Nostra Giovanni Losavio al progetto di restato del Sant'Agostino. Ricordiamo che Italia Nostra il 6 settembre, nella sala consiliare del Municipio di Modena, a porte rigorosamente chiuse, è stato ascoltata in separata e riservata udienza dalla Conferenza di servizi avviata da inizio luglio per l’esame del progetto edilizio dell’ex Ospedale Sant’Agostino.

'Sappiamo come la pensa il Comune che ha fatto proprio il progetto presentato dalla Fondazione Cassa e lo vuol far  approvare, appunto, attraverso questo accordo in variante al PSC. Non sappiamo invece quale sia, non diciamo la determinazione, ma almeno l’indirizzo di massima della Provincia che è convocata per la sua necessaria valutazione sulla variante, e della Soprintendenza cui è rimessa l’autorizzazione alla trasformazione del complesso monumentale (che dichiaratamente non è di restauro, di radicale ristrutturazione invece, e perciò ci vuole la variante al PSC). Intuiamo l’imbarazzo del Soprintendente chiamato ad approvare un progetto che urbanisticamente può passare se si cancella la prescrizione di restauro che proprio lui è chiamato per parte sua a far rispettare - continua Italia Nostra -. Non lo sappiamo perché non ci è stato concesso di assistere alle riunioni della conferenza, né ci è stato dato l’accesso ai relativi verbali.

Insomma, almeno per quanto riguarda Italia Nostra, questa audizione è del tutto inutile, se non è la sede di un aperto confronto, dell’avvio di un contraddittorio che ci assicuri che il contributo della associazione è stato considerato nel merito, ne son state valutate le puntuali valutazioni, non condivise (o perfino, in ipotesi, non può escludersi, condivise) per espresse conoscibili  ragioni. Perché questa audizione non si risolva in un vuoto rito crediamo perciò che si sarebbe dovuta aprire sulla esauriente informazione dello stato dei lavori della conferenza. Ci si dice invece che la conferenza ha deciso di mantenere una stretta riserva su quel che va facendo e ne conosceremo i risultati soltanto a conclusione della prima formalizzata fase del procedimento. Ne dobbiamo prendere atto. La conferenza si è data la consegna della segretezza. Che non credo garantisca la qualità dei risultati, specie quando è in questione il progetto culturale di più alto impegno, si è detto, da alcuni decenni in qua. Ci è dunque negato il contraddittorio e non è sensazione gradevole parlare a chi ascolta muto. Questo incontro convocato perché Italia Nostra ripeta a voce quel che ha scritto, e perciò è conosciuto, si riduce in effetti al freddo passaggio del formale procedimento, dovuto alla sempre invocata istanza partecipativa, non potuto insomma evitare'.

'Solo poche parole sul merito del progetto che già conoscevamo perché fatto oggetto dell’anomalo accordo del maggio di quest’anno (impropriamente riferito al modello formale dell’art.11 legge sul procedimento amministrativo) tra Fondazione Cassa, Comune e Ministero beni culturali. Il progetto che sostituisce, quanto a destinazioni, quello elaborato nei dieci anni precedenti e confermato ancora nell’accordo tra le stesse parti del febbraio 2016. Non un addendum come si definisce, ma una radicale innovazione. Non più polo librario, ma polo dell’immagine. Biblioteche Estense (statale) e Poletti (civica) stanno dove sono oggi insediate, nel Palazzo dei Musei. Nel Sant’Agostino trasferite invece la Galleria Civica e il Museo della Figurina che oggi nel Palazzo Santa Margherita contendono lo spazio alla Delfini. Che finalmente potrà raggiungere dimensione e ruolo di vera e propria biblioteca di città. La porzione retrostante al Palazzo dei Musei, liberata dalla impropria destinazione ospedaliera, è lì pronta, con un restauro finanziato dal Ministero, alla espansione fisiologica di tutti i contigui istituti culturali, statali e civici - chiude Losavio -. Un progetto che finalmente riunifica in un’unica funzione, quella culturale, il settecentesco Grande Albergo delle Arti, scomposto (il ricovero per anziani nel corpo posteriore) nei primi decenni postunitari. Sembra di leggere il primo documento, gennaio 2007*, nel quale Italia Nostra espresse la propria valutazione sul rinnovamento degli istituti culturali della città e sul come impiegare la disponibilità del Sant’Agostino (l’associazione su questi contenuti del nuovo progetto gradirebbe il riconoscimento di copyright). Perduti dieci anni per inseguire le ambizioni sbagliate della Fondazione Cassa e registrare infine che Galleria e Biblioteca estensi sono inscindibili, così radicate nel Palazzo dei Musei, come ha riconosciuto il Ministro che con la sua riforma ha costituito la Galleria in autonomo istituto culturale e ha affidato la Biblioteca alla unitaria direzione dell’istituto. Non si vuol però abbandonare del tutto la posizione e, abbiamo detto è un puntiglio, alla sola Biblioteca Estense è negato l’ampliamento negli spazi contigui, perché, non importa che cosa, ma qualcosa della storica biblioteca deve pur andare di là, nel Sant’Agostino, la “biblioteca moderna” (dice l’addendum, ma una simile identificabile sezione non esiste) o autonomi fondi documentari di ricerca, ora si dice, anche se difficilmente armonizzabili con i contenuti del polo della immagine'.

E’ confermato invece l’approccio di radicale ristrutturazione del progetto edilizio (si vuol demolire e liberamente ricostruire quasi un quarto dell’edificato) e per farlo passare è necessario rimuovere la disciplina conservativa (restauro e risanamento) che oggi è dettata nel PSC, come abbiamo detto, in ragione della natura monumentale dell’intero storico complesso ospedaliero. Crediamo di aver dimostrato che a una simile variante si oppongano così la legge statale (che prescrive restauro per i beni culturali) come quella regionale (che doverosamente vi si adegua) e attendiamo impazienti di essere contraddetti. E di capire come potrà mai essere sciolta la insuperabile contraddizione sulla quale si è aperta questa conferenza di servizi: convocata per conseguire simultaneamente la variante urbanistica che libera il complesso del Sant’Agostino dalla vigente prescrizione di restauro (perché il progetto esplicitamente propone una radicale ristrutturazione) e l’autorizzazione del Soprintendente che verifichi il rispetto delle regole del restauro.


Redazione Pressa
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