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Complice la peggior classe politica dal Dopoguerra ad oggi, con la rielezione di Sergio Mattarella l'Italia ha percorso ieri un altro gradino verso il basso. Un Paese sempre meno sovrano, sempre più ostaggio di un uomo solo al comando, Mario Draghi, braccio di quell'Europa che ha di fatto commissariato il Belpaese.
L'applauso liberatorio dei parlamentari, ieri, è il grottesco specchio di una classe dirigente completamente scollegata dalla realtà e aggrappata unicamente al proprio destino immediato, a una poltrona dorata e alla quale nulla, ma proprio nulla, interessa il 'bene comune' del quale, ovviamente, si riempie falsamente la bocca.
Gli editoriali pieni di giubilo dei grandi giornali sono parimenti espressione di un giornalismo che di libero non ha più nemmeno la parvenza, un giornalismo piegato a logiche predeterminate e che sfrutta le grandi firme, i migliori analisti politici, per giustificare una situazione che ha dell'incredibile.
I post con il tricolore e con lo slogan 'Grazie Mattarella' che hanno invaso i profili social dei Dem, suonano infine come la triste chiamata alle armi di un partito utile solamente a tenere il gioco di poteri-altri, lontani dall'Italia, ma che l'Italia tengono nelle mani.
La farsa degli scatoloni preparati dal Capo dello Stato uscente e riconfermato, il dibattito che ha invaso per giorni i media, il tentativo di restituire agli italiani l'immagine di una politica in grado di decidere in autonomia... Tutto si è sgretolato all'apparir del vero.
Mario Draghi è l'unico vero padrone della scena politica e istituzionale italiana. Il suo disegno era chiaro da tempo e prevedeva solamente due scenari: la sua promozione diretta al Colle o la conferma ad interim di Mattarella per rimandare la scalata a giochi-Pnrr fatti. Tertium non datur.
Eppure su questo 'Tertium' si è dibattuto per mesi.
Un teatrino grottesco che ha gettato nel tritacarne personalità di livello e parvenu. Un teatrino del quale, con i 5 Stelle ridotti a poltiglia, il centrodestra è stato l'attore peggiore, guidato da un pessimo Salvini.
Di solito dopo sconfitte politiche e umane così profonde si sogna di poter costruire qualcosa sulle macerie. Ma per immaginare qualcosa di simile occorre riconoscerle le macerie. Invece nulla, i giullari di corte si sono affrettati a far festa, i carpentieri di palazzo si sono dati da fare nottetempo a ricostruire il simulacro di un Paese ormai in ginocchio e così la farsa continua sotto il sole di una domenica mattina come tante.
Cittadini arresi all'idea che i valori, la parola data, l'autodeterminazione, la democrazia stessa sono solo sogni da bambino. E non importa se per quei sogni ottanta anni fa i nostri nonni diedero la vita, un sogno chiamato Italia, un ideale chiamato libertà.
Babbo Natale non esiste, non è mai esistito forse, ma adesso lo sanno tutti. Eppure continuiamo ogni anno a indossare barba bianca e cappello rosso. Lo spettacolo - sempre più grottesco - deve andare avanti. Poveri illusi, voi, che avete creduto in qualcosa.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>