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Uno stato permanente d’idiosincrasia nei confronti della politica del sindaco, Gian Carlo Muzzarelli, mi consente di criticare le sue scelte e di riconoscerne, quando è il caso, eventuali positività. L’accusa che a tutte le opposizioni si può fare, è quella di occuparsi della maggioranza solo per le cose malfatte. Accusa dalla quale non mi sento esente. A questa eventuale osservazione non avrei altro da opporre sen non che le cose fatte bene fanno parte dei doveri, e quelle fatte male contravvengono agli stessi. Le virtù, anche in amore, son tutti capaci di amarle … In una lettera indirizzata al direttore de La Pressa, Giuseppe Leonelli, un mio ex collega all’Istituto Orazio Vecchi esprime la speranza, che condivido, che questo sia l’ultimo Capodanno da sindaco di Gian Carlo Muzzarelli.
Il sindaco: “Insieme agli auguri ha inviato la notizia che i muri marci e sgretolati del piano terra del Vecchi-Tonelli, saranno finalmente sanati a ridosso delle elezioni. Questo intervento dopo 13 anni di attesa, sicuramente ci pone qualche domanda”. Se è vero che i lavori sono attesi da ben tredici anni, è altrettanto vero che in questo arco di tempo ci sono state due campagne elettorali che hanno riguardato il sindaco (pessimo) Giuliano Barbolini, e dopo di lui il sindaco Giorgio Pighi. Muzzarelli, a buon diritto, può rivendicare la soluzione di un problema ignorato per ben tredici anni nonostante le passate campagne elettorali.
Se Muzzarelli non fa i lavori viene accusato di incapacità e menefreghismo: se li fa è uno speculatore in vista delle elezioni. Siamo seri! Di cose che non vanno il sindaco, ne fa tante, ma questa è a suo vantaggio.
Aggiungo che una parte di responsabilità nei ritardi dei lavori attesi per tredici anni, si trova proprio al Vecchi -Tonelli. Sono stato per circa quindici anni vice direttore di questo Istituto. Il direttore, Isacco Rinaldi, andò in permesso artistico e io assunsi la funzione di direttore. Avevamo la sede al Palazzo Delfini: crepe, porte che non chiudevano, segni d’infiltrazioni d’acqua e umidità. Inviai un telegramma all’assessore di allora, Omar Bisi, al Genio Civile, e alla stampa, comunicando che se entro una settimana non avessero dato inizio ai lavori, avrei chiuso la scuola. Ne nacque una piccola polemica anche a mezzo stampa. Non mi spostai di mezzo millimetro. Non ricordo se allora vi fossero elezioni in vista o no, ma ricordo che al suo ritorno il direttore trovò una scuola messa a nuovo...
Nella lettera a La Pressa si cita un lettore che: “Si domanda se per visitare una mostra che non sia un brodo diluito come Mutina Splendidissima, deve continuare ad andare a Mantova o in altre città”. A Mantova è in corso una polemica per la programmazione di una mostra di Damien Hirst: un sadico squartatore di animali per alcuni, e per altri un artista. Mantova a parte; a questo lettore va ricordato che la mostra “Mutina Splendidissima”, o non l’ha vista o non l’ha capita, e che in ogni caso è l’unica mostra inattaccabile sul piano dei contenuti, del progetto, del catalogo e dell’allestimento. Desta però sospetto l’aver preso come esempio proprio la critica a questa esposizione. Se il riportarne la critica non è una ruffianata a sostegno dei capi Lega, Stefano Soranna e Stefano Vernole, che la contestarono, consiglio al novello “storico dell’arte” e a chi per lui, meno strumentalizzazione e più cautela.
E se si vuole “fare il pelo” a Mutina Splendidissima, è dei costi che bisogna chiedere conto: la Lega ha riportato tre cifre, ma erano inattaccabili, per un importo di circa 200mila euro. Siccome ne sono stati spesi quasi 600mila, suggerii alla stessa Lega di chiedere conto del come sono stati impiegati gli altri 400mila circa. Nessuna risposta. Le mostre di poco conto a Modena sono state numerose e cucinate in un brodo concentrato di fallimento artistico. Compresa l’ultima curata da Vanni Bulgarelli, personaggio proveniente dall’Azienda Trasporti (SETA). Mostra della quale varrà la pena riparlare per i suoi contenuti propagandistici, e non solo, e che la Lega e i suoi portavoce avrebbero fatto bene a occuparsene.
Quanto alla dichiarazione di Martina Bagnoli, direttrice delle Gallerie Estensi: “ … andiamo oltre i tortellini, aceto, Pavarotti e motori”. Lascio stare i tortellini per una vecchia disputa dei modenesi con Castelfranco Emilia e Bologna, ma l’aceto balsamico ha conquistato il mondo insieme a Pavarotti e ai motori. Difficile andare oltre. Sto scrivendo da un piccolissimo paesino della Costa Rica. Mi ha riempito di orgoglio trovare al mercato l’Aceto Balsamico di Modena e il lambrusco delle Cantine Riunite. Pavarotti, la Ferrari e la Maserati sono un mito in tutto il mondo, così come la nostra meccanica di precisione.
Il mio ex collega ha scritto che: “Sì, dobbiamo andare oltre, perché Modena è di più, molto di più” di aceto, Pavarotti e motori. Non so in che cosa Modena sia molto di più, ma se questo di più mi è sfuggito, e sarà spiegato, sono pronto a fare ammenda.
Un’osservazione amena: se sono io, nato a Modena centro, a ironizzare sulla provenienza fananese di Muzzarelli, ha il senso dei gatti che difendono il territorio e che contrasta con la citazione di (Navajo); se invece lo fa un torinese, come il mio ex collega, Massimo Carpegna, è ridicolo. Ricordi che la Fiat a Torino occupava 190mila persone e ora non esiste più, si è fusa con la Chrysler ed è nata la FCA con sede legale in Olanda e il domicilio fiscale nel Regno Unito. Dei 190mila dipendenti ne sono rimasti 30mila. Con la quantità di miliardi di lire che la Fiat ha mangiato allo Stato italiano, si sarebbe trasformata la piccola Fanano in una grande Cortina D’Ampezzo moltiplicata per migliaia di volte ...
Adriano Primo Baldi
