'Lunedì una donna residente nel centro di Pavullo ha partorito sull’ambulanza che l’avrebbe dovuta trasferire al Policlinico di Modena. Il parto è avvenuto prima che il mezzo riuscisse a partire, rendendo necessario l’intervento dell’automedica e dell’elisoccorso per trasportare madre e neonato in sicurezza all’ospedale modenese', riferisce Platis. Nella stessa giornata, un secondo caso: 'Un’altra donna ha dato alla luce il proprio bambino all’interno della camera calda del Pronto Soccorso di Sassuolo, subito dopo l’arrivo in ambulanza. Non c’è stato nemmeno il tempo di raggiungere il punto nascita', aggiunge.
Platis sottolinea come questi due episodi testimonino la fragilità del sistema di emergenza nelle aree montane e la mancanza di un punto nascita stabile a Pavullo, chiuso da anni: 'Non possiamo continuare a contare sulla provvidenza o su un costoso dispiegamento di mezzi del 118, come ambulanza, automedica ed elicottero, per gestire un evento fisiologico come il parto. In più se fossero emerse complicanze al neonato il supporto su strada non può essere paragonabili a quello di un punto nascita fisso.
'Fortunatamente, entrambe le mamme e i neonati stanno bene. Tuttavia - conclude Platis - non possiamo più ignorare l’esigenza di garantire servizi sanitari adeguati anche nei territori più periferici. La sicurezza delle madri e dei bambini, anche in montagna, deve tornare al centro delle scelte dell’Ausl e della Regione, come aveva illuso Bonaccini parlando della necessità di riaprili'.