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Il capogruppo del gruppo consiliare 'Modena in Ascolto', Andrea Mazzi, interviene sulla mozione sul salario minimo per tutti i lavoratori del Comune, delle società partecipate e per le aziende in appalto, che verrà discussa nei prossimi giorni in Consiglio comunale.
'Sebbene apprezzi l'intenzione di affrontare il tema del lavoro povero e della tutela salariale, ritengo che la proposta attuale non sia la soluzione più adeguata a garantire diritti e dignità ai lavoratori. Una tale proposta è semplicistica e non tiene conto delle complessità economiche che caratterizzano i diversi rapporti di lavoro - afferma -. È incoraggiante che un ente pubblico miri a dare piena attuazione all'articolo 36 della Costituzione, ma la vera questione è se questa mozione rappresenti davvero la giusta strada da percorrere'.
Il capogruppo ha richiamato recenti episodi di sfruttamento lavorativo, come il caso di un lavoratore curdo che ha denunciato i propri sfruttatori, per evidenziare che fissare un salario minimo non inciderebbe su queste situazioni di illegalità.
Per Mazzi la contrattazione collettiva rappresenta lo strumento più efficace per garantire una retribuzione adeguata e completa, in linea con la recente direttiva europea 2022/2041 sui salari minimi. 'Non si tratta solo di salario – ha spiegato – ma di diritti aggiuntivi che vanno oltre la retribuzione oraria e che la contrattazione settoriale è in grado di assicurare. Una misura così, invece di aumentare le retribuzioni, potrebbe paradossalmente peggiorare la situazione dei lavoratori: In altri paesi, l'introduzione di un salario minimo legale ha portato alla riduzione delle ore di lavoro e al calo della copertura contrattuale. Non possiamo permetterci di ripetere questi errori'.
A tal proposito, il capogruppo propone un approccio alternativo e rilancia con forza l'importanza di una collaborazione attiva con le parti sociali: “Sarebbe più opportuno promuovere protocolli in collaborazione con le parti sociali, garantendo il rispetto dei contratti collettivi nazionali più rappresentativi. Solo così possiamo realmente affrontare il fenomeno del lavoro povero. Ricordo la posizione dell’Unione Europea e la recente Direttiva 2022/2041. Anche l’Unione Europea dice che il salario minimo in Italia non serve'. Mazzi ha poi ricordato che anche uno dei sindacati italiani più rappresentativi, la Cisl, si oppone a questa misura, ritenendola poco efficace. 'Quindi perché accanirsi?', ha concluso, invitando a riflettere su alternative che siano più adatte al contesto italiano.
Redazione Pressa
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