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Sardine a Firenze: 'No Lega e no a pagliacciate di Fratelli d'Italia'

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Santori: 'Non è un caso che la manifestazione più numerosa sia in Toscana. I dati parlano di 40.000 persone, ed è un piacere'


Sardine a Firenze: 'No Lega e no a pagliacciate di Fratelli d'Italia'
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“Dicono che a Firenze siamo 40.000 pesciolini, sardine”. Perché? “Mah, per restar dentro metafora, in Arno sguazza il pesce siluro, un ‘mostro’ che sta annientando il grosso della fauna del fiume. Il problema è che i siluri scorrazzano anche nel Paese, azzannandolo. E mordi oggi, mordi domani, è scattato un sano fallo di reazione. Io la vedo così”. Barba e capelli bianchi, un vecchio fiorentino camuffato tra i giovani la spiega così questa marea di sardine, pronte a mandare anche loro in giro un ‘siluro’ contro “l’odio e la rabbia” di cui si nutre un “populismo pericoloso, che alimenta il sovranismo”, dicono i promotori. Gli stessi che poi, nel giorno il cui Matteo Salvini riapproda in città per una cena con 1.200 simpatizzanti del Carroccio, mandano un messaggio diretto al leader della Lega: “Mentre Salvini è nei palazzi del potere con i suoi quattro gattini, noi siamo in 40.

000”, dice Mattia Santori, uno dei fondatori del movimento partito da Bologna.

E in questa serata in cui il freddo comincia a battere i primi colpi, con Firenze ieri epicentro di turno del ‘sardinismo’, l’invasione non riguarda solo piazza della Repubblica. Va oltre, con gran parte delle strade del centro ingolfate di pesci cartonati. Fermi i taxi, i bussini dell’Ataf, il C2 in direzione di quella Leopolda dove è nato il ‘renzismo’. Ferme anche le auto delle forze dell’ordine. Forze dell’ordine che dopo le 19 danno un primo numero, lontano dalle cifre comunicate dal microfono: in piazza, dice la questura, sono 10.000. Un ‘gioco’ di numeri, che fa da sfondo ad un pomeriggio che divide in due la giornata politica toscana. Anche se i ragazzi non vogliono né simboli né bandiere di partito, come scritto nei pochi comandamenti del fenomeno.

Né tantomeno che la politica ci metta il cappello: “C’è chi vuole metterci il cappello, ma io ho i capelli lunghi e il cappello mi dà fastidio”, spiega Danilo Maglio, uno dei tre giovani che a Firenze ha lanciato l’evento.

Senza “simboli né patroni”, e lo gridano a squarciagola quando in piazza, vicino alla ‘gloriosa’ giostra che colora lo slargo, si presenta un signore con un bandierone rosso con tanto di falce e martello: “Via le bandiere”, urlano al microfono, “siamo stanchi dell’odio, ma non ci combattiamo tra noi”. Senza colori ufficiali, ma con i suoi ‘riti’, anche a Firenze: la piazza che intona “Bella ciao”, i pesci di cartone in mano, le t-shirt celebrative, il maxi striscione che passa di testa in testa con la scritta “La Toscana non si Lega”. La Lega che vuol prendersi, però, proprio la Toscana dopo l’Emilia, come ripete da giorni Salvini. Tra la folla, in ‘borghese’, spunta anche il sindaco Dario Nardella, con i figli in braccio e la moglie. Con lui anche la vicesindaca Cristina Giachi. Tra le sardine anche la segretaria della Cgil fiorentina, Paola Galgani.

“Non è un caso che la manifestazione più numerosa sia in Toscana. I dati parlano di 40.000 persone, ed è un piacere sapere che ci avete battuti di brutto”. Sottolinea Mattia Santori. “L’Emilia-Romagna e la Toscana- aggiunge- sono due modelli che hanno saputo mettere insieme progresso e ambiente, e politiche per l’associazionismo”. Poi sottolinea: “Non abbiamo un colore politico, ma abbiamo un’idea chiara: non permetteremo che le nostre regioni vengano invase dagli slogan della Lega o dalle pagliacciate di Fratelli d’Italia”.


Redazione Pressa
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