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Se per avere qualche like un ragazzino si candida a boia di Salvini...

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A guardarlo, questo Neviani sembra un bravo ragazzo, uno che ha smesso di ciucciare il latte materno l'altro ieri e non farebbe male ad una mosca


Se per avere qualche like un ragazzino si candida a boia di Salvini...
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Siamo nel pieno marasma politico che comunque, in un modo o nell’altro, si risolverà domani. Mattarella scriverà la parola “fine” sulle congetture tra Salvini è uno stratega alla Churchill o è semplicemente uno che al Papeete ha preso un colpo di sole. Anche su queste pagine si è dibattuto molto sulle ragioni che hanno spinto il Segretario del Carroccio a staccare la spina all’esecutivo. Vedremo...

Un tempo, i fatti e le loro interpretazioni erano argomento da bar o, considerata la stagione, da chiacchiere sotto l’ombrellone, mentre si attendeva il tuffo in mare. Era un modo per trascorrere con gli amici la fatidica oretta che seguiva la lettura del quotidiano preferito; si evitava di vedere la moglie sdraiata sul lettino a mo’ di salsiccia bisunta e si evitavano quei discorsi coniugali e fastidiosi sui libri da comprare al pupo per l’inizio della scuola, sulla suocera che si doveva accompagnare dal medico, sulla figlia più grande che era rientrata tardi e toccava al papà redarguirla.

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Robetta di questo genere.

La discussione politica era anche un modo per esibire la propria cultura storica, giuridica, istituzionale. Si compivano degli scempi, si pronunciavano degli strafalcioni inascoltabili, ma tutto finiva lì, al bar o sotto un ombrellone.

Poi è arrivato il web, la rete mondiale che tutti ci connette e, improvvisamente, i nostri pensieri in libertà, che si dissolvevano nell’aria senza causare danni, sono diventati editoriali, parole scolpite sulla pietra in cerca di consenso, d’acclamazione.

È proprio quest’affannoso inseguimento del successo a qualsiasi costo, che è testimoniato non solo dai commenti ma anche da un semplice “like”, che ha spinto molti ad esagerare le parole e le azioni da condividere. Ormai siamo arrivati alla follia pura, a quelli che assistono ad uno scontro con coltelli e bottiglie rotte e, invece di calmare gli animi o chiamare la Polizia, registrano con il cellulare i fendenti e il sangue che scorre.

Poi, si posta su YouTube e verifichiamo quanto siamo diventati “famosi”.

Un gradino sotto ai folli, ci stanno gli sconsiderati. Sono quelli che “nasano” dove si sposta l’attenzione del pubblico, quale è il giudizio che va per la maggiore e poi arrivano loro con la bomba mediatica, la frase ad effetto. Sono quelli che, per fare un esempio, condannerebbero a morte o alla mutilazione qualsiasi criminale. Non vi è mai capitato d’ascoltare il tipo che farebbe sparire i furti estivi nella case e chi li compie con un semplice provvedimento? Taglio della mano, come in Arabia Saudita!

Finché lo dice o lo scrive il vicino d’ombrellone, che di mestiere non fa il giudice e non è un legislatore, si può sorridere per la sciocchezza, tentare di controbattere tirando in causa la civiltà, azzardare un consenso o addirittura aumentare la pena: tagliamo tutte e due le mani! Nullità che aprono la bocca per far prendere aria ai denti.

Ma quando a pronunciare frasi simili sono persone con un ruolo istituzionale, rappresentativo e che con le loro decisioni condizionano gli altri, la faccenda si fa seria. Se si tratta di un politico, bisognerebbe domandarsi chi gli ha permesso di far carriera all’interno del partito e, da un punto di vista d’analisi sociale, chi sono coloro che sostengono le sue tesi.

Una parte degli italiani è convinta che la Lega rappresenti la destra peggiore e quindi il “Capitano” non possa essere altro che un fascista, la brutta fotocopia di Mussolini. Gli italiani non hanno mai chiuso il libro della loro storia recente: cantiamo “Bella Ciao” ad ogni piè sospinto, scopriamo pericoli di svolte autoritarie un giorno sì e l’altro pure, abbiamo ancora in servizio effettivo i partigiani o meglio, i nipoti dei partigiani…. Insomma, 74 anni non sono trascorsi dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, dalla caduta del fascismo e dalla morte di Benito Mussolini, esposto in Piazza San Babila come in una “macelleria messicana”, impiccato dai piedi.

A questa immagine raccapricciante, condannata dagli stessi fieri oppositori del fascismo come Sandro Pertini, uno che si fece il carcere per le sue idee socialiste, si è rifatto Alessandro Neviani, consigliere comunale targato Pd al Comune di Formigine. Riporto ciò che ha scritto su Facebook: “Mal che vada prepareremo un altro cappio, lui qua è un pazzo pericoloso... A mali estremi estremi rimedi”. A parte il “lui qua” che ne denota la raffinata cultura umanistica, ma questi soggetti si rendono conto che le loro parole non valgono come le mie, non sono scritte da un cittadino qualunque, che non rappresenta nessuno? Si rendono conto del danno procurano proprio al PD, al partito d’appartenenza che, fortunatamente, ha uomini e donne di ben diverso valore? Si rendono conto che un tizio, che per immagine del profilo social sceglie la frase “La disumanità non può diventare legge” e che poi si candida a boia di Salvini, da impiccare a testa in giù, forse appare un tantino incoerente?

A guardarlo, questo Neviani sembra un bravo ragazzo, uno che ha smesso di ciucciare il latte materno l’altro ieri e non farebbe male ad una mosca. E allora perché istigare alla violenza, al crimine, in un tempo dove, chi ha intelligenza e responsabilità, dovrebbe impegnarsi a calmare gli animi?

Azzardo un’ipotesi: la colpa è dei “like”! Ma avere anche un milione di “like” cliccati da sconsiderati, serve a qualcosa? È motivo d’orgoglio? È questa fetta d’umanità, quella forcaiola, che si vuole blandire e rappresentare? Spero di no, ma sono sempre più preoccupato.

Massimo Carpegna


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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