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'Monta la discussione sull'imminente, così si dice, accorpamento di tutte le società locali di TPL (Trasporto Pubblico Locale) in un'unica Holding o Azienda regionale. Non c'è ragione pregiudiziale per opporsi a questa prospettiva c'è invece la necessità di comprendere quale assetto e quali 'guadagni', nell'efficienza e nella efficacia del TPL, si avrebbero in questo processo di accorpamento. I nodi li conosciamo, alcuni sono nazionali e altri locali'. A parlare è il consigliere regionale modenese di Avs Paolo Trande.
'Quello maggiore è nazionale: il finanziamento del TPL. Da anni è sottoposto a tagli, dai governi di destra, ed è parte di una strategia di smantellamento dei servizi pubblici a favore della privatizzazione e elemento di opposizione alla mobilità pubblica ambientalmente sostenibile, anti green deal insomma, definita ideologica.
Quelli locali sono relativi alla necessità di rendere equa la distribuzione delle risorse territorio per territorio, molto diversi, al mantenimento di un ruolo nella programmazione degli Enti Locali territoriali, all'ammodernamento della flotta, alle assunzioni di autisti e alle condizioni di lavoro e di salario e, in alcuni territori, a partire da quello modenese, da un rinnovato rapporto trasparente e collaborativo con le organizzazioni sindacali, sin qui deficitario. Se il dibattito e il processo di creazione di una holding o azienda regionale del TPL riesce a rispondere efficacemente a queste esigenze il processo non solo non va fermato ma va incoraggiato. Se, invece, siamo dinanzi alla classica soluzione in cui l'elemento centrale è la risposta, con economie di scala, alla diminuzione delle risorse destinate al TPL dal governo centrale, un risposta economicista a problemi di bilancio, il quadro cambia, notevolmente - chiude Trande -. La Regione avvii una discussione seria, approfondita e pubblica con i Comuni, le Province, con gli utenti e le organizzazioni sindacali, analitica e laica, basata sul finalismo di offrire servizi pubblici di trasporto più aderenti ai bisogni degli utenti, dell'ambiente/salute e assuma le decisioni conseguenti.
Un ultima considerazione: in tutte le prese di posizione della destra locale modenese stupisce l'assenza di un riferimento, anche accennato, flebile all'insufficiente incremento dei fondi statali in legge di bilancio, 120 milioni per tutto il Paese (si stima in 1,7 mld il fabbisogno reale), anche perché indirizzati su altre opere come il Ponte di Messina. Criticano ogni santo giorno ma mai una richiesta di aumentare le risorse centrali, sin qui vicariate dalle risorse locali, regionali ovvero dalla tassazione dei cittadini emiliano-romagnoli'.
Redazione Pressa
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