'Ad oggi stiamo arrivando al picco di ricoveri in terapia intensiva che abbiamo avuto a marzo. Siamo a 55 rispetto ad un massimo di marzo che era 66. La crescita in questa seconda ondata è stata più lenta rispetto a quella di marzo ma è stata inesorabile. In media abbiamo 2 pazienti al giorno in più ricoverati in più in terapia intensiva tra Baggiovara e Policlinico'. Dati forniti da Massimo Girardis, direttore del reparto di terapia intensiva del Policlinico di Modena. Da lui una descrizione chiara della situazione ed un altrettanto chiaro e forte appello alla responsabilità di tutti, a partire dai giovani. Motivato così: 'Il numero delle terapie intensive è modulare, abbiamo più posti a disposizione e al Policlinico se ne aggiungeranno presto altri, al Policlinico, ancora in costruzione, ma le terapie intensive si espandono prendendo spazi che prima non erano di terapia intensiva, come semi intensiva, oppure blocchi operatori.
E su questo bisogna fare una profonda riflessione: se noi siamo obbligati a dover aumentare i posti letto covid 19 e gli altri pazienti non covid che hanno urgenza di terapia intensiva hanno il diritto ad entrare, chiaramente dobbiamo contrarre quella che l'attività programmata. Da qui anche la mia raccomandazione ai giovani ai ventenni che girano anche senza mascherina giustificandosi dicendo che magari dopo stanno attenti a non andare a trovare i nonni. Il problema è un po' diverso. Dovete sempre considerare che un aumento anche solo degli infettati porta un certo numero di pazienti in ospedale e questo riduce la possibilità di potere avere spazi disponibili per curare tutte le altre malattie che non siano covid-19.
Consideriamo che oggi la mortalità dei pazienti in terapia intensiva è uguale a quella che avevamo a marzo, con la differenza che abbiamo registrato una riduzione dell'età media.
Un fatto comprensibile: gli anziani hanno imparato a proteggersi un pochino di più, mentre i giovani e le persone di mezza età pensano di essere immune da malattie gravi da virus in realtà poi finisco a essere ricoverate in ospedale anche loro. A fronte di ciò non cambiano le percentuali e le conseguenze gravi. Purtroppo la mortalità è rimasta al 30%. Dobbiamo considerare l'alto numero dei contagi famigliari e il fatto che i più giovani, che probabilmente non sviluppano malattie, sono sono degli straordinari comunicatori di malattia'.
In ultimo ma non per importanza, il Prof. Girardis lancia un appello che parte dall'esperienza vissuta a marzo, il cui spettro sembra essere ritornato oggi e che non si vorrebbe ripetere. 'Marzo è stato un incubo, non avremmo mai avuto vivere una esperienza così. Oggi siamo molto stanchi e abbiamo bisogno che la gente si renda conto del nostro sforzo emotivo e fisico, abbiamo bisogno della partecipazione di tutti'