Buenos Aires, Argentina. È il 10 luglio del 1928, nasce Alejandro De Tomaso. Si innamora giovanissimo della velocità, corre a Sebring, a 26 anni insegue una carriera nel mondo delle corse. E ritorna in Italia, alle sue origini, in Italia, i suoi genitori erano immigrati italiani. Così si trasferisce a Modena città di piloti e motori, detta anche la “piccola Indianapolis” per via del mondo che ruotava intorno alle corse automobilistiche. Ma De Tomaso capisce presto che la sua passione è quella di costruire macchine, e con i fondi finanziari di famiglia e della moglie Isabel Haskel, nel 1959 apre a Modena la sua prima officina alle porte di Modena, fra i Mulini nuovi e Albareto, si espande poi a Modena est e infine alla Bruciata con uno stabilimento, oggi abbattuto. Collabora con Ford, produce vetture come Pantera e Mangusta. Tuttavia la sua storia si incrocia con quella della Maserati, grande passione di De Tomaso. Negli anni '70 il tridente è in difficoltà, e anche col supporto dello Stato italiano l'italo-argentino entra in Maserati. De Tomaso porta nuove idee produttive, inventa il segmento delle berline compatte e sportive. Nasce la Maserati Biturbo, definita “l'auto che non c'era”, modello che diventa un successo di vendite tanto che il tridente arriva a produrne ben 15 versioni. Molti costruttori copiano questa idea. De Tomaso è a capo di un piccolo impero che va dalle carrozzerie alle motociclette. Dopo diciott'anni alla guida del tridente, nel 1989 lo cede alla Fiat. Subentrano problemi di salute. Si rifugia negli ultimi anni nel suo hotel in corso Canalgrande. Ma non lascerà mai Modena, la sua città adottiva. Muore il 21 maggio 2003, riposa nel cimitero cittadino di San Cataldo, ma pare che Modena si sia dimenticata della sua storia. A chi lo criticava diceva: “Se i cani abbaiano vuol dire che siamo vivi”.
Marco Amendola
Alejandro De Tomaso: 22 anni fa moriva un grande (dimenticato) della motor valley

Pare che Modena si sia dimenticata della sua storia. A chi lo criticava diceva: 'Se i cani abbaiano vuol dire che siamo vivi'
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