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Con questo articolo do inizio ad una breve serie in cui rifletterò su alcuni comportamenti virtuosi praticati da molti di noi durante il lockdown e che rischiano in breve tempo di essere dimenticati.
Avevo trattato il tema del commercio di vicinato in occasione della chiusura del Conad di Cognento (qui il link). Oggi riprendo volentieri il tema; infatti, il lungo periodo in cui siamo stati costretti a casa, ha fatto conoscere a molti cittadini il commercio di vicinato. Sì, proprio dei negozi piccoli e medi verso i quali buona porte della popolazione aveva maturato una quasi istintiva repulsione. “Non c’è abbastanza assortimento, i prezzi sono troppo alti”, fino al “sono tutti dei ladri”, erano le frasi più comuni.
Ora, invece, molti li hanno scoperti, per obbligo; e così, dove prima entravano poche persone, ora ci sono le file; e qualcuno perfino afferma: “per fortuna che ci sono!” Molti hanno così scoperto che si può andare a fare la spesa vicino a casa, anche a piedi o in bicicletta, trovando il necessario e che così si può anche scoprire che il negoziante è uno che sgobba da mattina a sera per portare a casa un modesto stipendio. Per un po’, abbiamo dimenticato il luccichio della grande distribuzione aperta dall’alba al tramonto, sette giorni su sette; abbiamo dimenticato le super offerte; abbiamo riscontrato che la distanza tra il parcheggio e i centri commerciali è superiore a quella che c’è tra casa nostra e il negozio più vicino; abbiamo scoperto che, a parità di spesa, portiamo a casa meno plastica.
Siamo tutti diventati più sostenibili ed ecologici, non scelta, ma, ancora, per obbligo. Tante scoperte! Ma ci chiediamo: per il commercio di vicinato sarà vera gloria o una semplice fiammata nell’attesa smaniosa di ributtarci nei centri commerciali?
Vedremo nei prossimi giorni…
Franco Fondriest
Sono di origine trentine, ma ho trascorso la maggior parte della mia vita a Modena. Mi sono laureato in pedagogia ed ho svolto la mia attività lavorativa prevalentemente nella mia .. Continua >>