Diavoli della Bassa: il 'Bambino Zero' si racconta in un libro

Davide Tonelli Galliera ricorda e ricostruisce da adulto la 'verità nascosta' sulla vicenda umana e giudiziaria che sconvolse un intero Paese
Con questa frase intensa, carica di rimorso e significato, umano e di riflesso, rispetto a quanto è successo, giuridico, Davide Tonelli Galliera, oggi adulto, racconta il cuore di una vicenda giudiziaria che ha segnato la sua infanzia e ha devastato intere famiglie nella Bassa modenese. Compresa la sua. Nella quale mamma e papà finiti in carcere anche sulla base di accuse generate dalle sue dichiarazione di bambino che oggi, adulto, dichiara essere state 'estorte', sono deceduti. Lui, dopo essere stato allontanato da loro, fu affidato ad un'altra famiglia. Una storia terribile sotto il profilo umano che oggi ha scelto di raccontare nel libro Io, Bambino Zero, pubblicato da Vallardi con la prefazione di Pablo Trincia, il giornalista che nel 2017 ha portato alla luce l’inchiesta Veleno.
Galliera era solo un bambino quando, all’età di tre anni, fu allontanato dalla sua famiglia. A sette anni cominciò a rilasciare dichiarazioni – oggi definite da lui stesso come 'estorte' – che portarono all’incriminazione e alla condanna dei suoi stessi genitori per presunti abusi. Dichiarazioni che, col senno di poi, riconosce essere completamente false e costruite sotto pressioni psicologiche fortissime.Nel corso di un’intervista a Radio 24, Tonelli racconta con lucidità il meccanismo che ha portato lui e altri bambini a formulare accuse gravissime che portarono ad una imponente indagine giudiziaria sfociati in processi condanne e arresti. E purtroppo, indirettamente. 'La psicologa sembrava ossessionata, voleva che dicessi ciò che si voleva sentire. Mi facevano registrare cassette audio più volte, finché non usciva la versione perfetta da portare in tribunale' - afferma Davide nel corso dell'intervista.
A distanza di anni, lui ha avuto modo di leggere le carte, ascoltare Veleno e rendersi conto della dimensione del presunto errore giudiziario. 'Ho scoperto tardi perfino che mia madre si era ammalata e poi era morta in carcere, e che mio padre era deceduto poco dopo. Non mi avevano mai detto nulla'.Sedici bambini vennero sottratti alle famiglie nel corso di quell'inchiesta. Una madre si tolse la vita, un prete accusato si suicidò. Un intero territorio segnato da accuse di riti satanici, sepolture nei cimiteri e abusi, che secondo Galliera furono il risultato di un clima avvelenato, alimentato da un piccolo gruppo di operatori mossi anche, sostiene, da possibili motivazioni economiche: 'All’epoca vennero stanziati milioni di euro per le vittime e ogni famiglia affidataria riceveva un compenso mensile. Forse c’era anche l’interesse a spostare i bambini da certe famiglie ad altre'.La pubblicazione del libro non è solo un atto di testimonianza, ma anche un tentativo di dare voce a chi, come lui, fu vittima inconsapevole fino a che non venne riaccesa dall'inchiesta giornalistica: 'In Veleno la vicenda è stata molto mediatica, ma non ci sono stati riscontri giudiziari. Ho sentito il bisogno di raccontare tutto, perché resti una traccia. Perché non si dimentichi'.
E di fronte alla domanda sulla possibilità o la volontà di intentare causa alla luce dei fatti emersi, risponde. 'È difficile organizzare una battaglia legale comune, ma si potrebbe fare', ammette, ma fa capire quanto la questione sia come archiviata in un brutto ricordo che semmai più che vendetta giudiziaria cerca l'affermazione di una verità umana, e riconoscimento sociale e nell'opinione pubblica.
Gianni Galeotti
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