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Ex primario Pronto soccorso insiste: 'Terapie Covid, abbiamo sbagliato tutto'

Ex primario Pronto soccorso insiste: 'Terapie Covid, abbiamo sbagliato tutto'

'Abbandonati migliaia di pazienti a domicilio prescrivendo Tachipirina e quando la saturazione crollava si arrivava alla intubazione. E nulla ancora è cambiato'


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'Vi parlo da medico con quaranta anni di esperienza ospedaliera e ora sul territorio. Se nel febbraio 2020 dopo il ricovero dei primi cinesi si fosse detto: trattiamo tutti i pazienti positivi come in tutte le passate influenze, subito un antinfiammatorio come la semplice aspirina poi per gli anziani con più patologie controllo stretto da parte del medico di famiglia con visite anche domiciliari (è sufficiente per non contaminarsi una doppia mascherina per il paziente e per il medico), gli ipertesi i cardiopatici, i diabetici, i neuropatici, gli oncologici... avrebbero avuto al tempo giusto il farmaco idoneo ad evitare o curare complicanze: antibiotici, cortisone, calcieparina... In caso di sospetta polmonite controllo radiologico immediato con un percorso riservato per poi continuare le terapie a domicilio'. Così l'ex primario del Pronto soccorso di Modena Daniele Giovanardi torna sul tema dell'approccio terapeutico al Covid.

'È stato ordinato esattamente il contrario, abbandonando migliaia di pazienti a domicilio prescrivendo Tachipirina che non è un antinfiammatorio e riduce la febbre che è la risposta naturale dell’organismo per combattere il virus - continua Giovanardi -. Quando la saturazione d’ossigeno crollava corsa all’ospedale, intubazione con la ricerca disperata di respiratori automatici che, purtroppo, come si è appreso troppo tardi, dopo le prime seppur sconsigliate autopsie, acceleravano la morte del paziente.
Ma la cosa più grave è che da novembre 2020 a tutt’oggi, nulla è cambiato nella terapia domiciliare, Tachipirina antinfiammatori e vigile attesa, nonostante il professor Remuzzi abbia dimostrato e pubblicato che con una terapia precoce e seguendo il paziente a domicilio c’è un calo della ospedalizzazione e della mortalità del 90%. Ma pur essendo il direttore della Mario Negri e il medico più titolato d’Italia, ha dovuto eseguire i suoi studi in semiclandestinità (De Donno insegna) per non contrastare il dogma che non vi è salvezza al di fuori del vaccino. Ieri i dati dell’ISS confermano ciò che inutilmente e derisi sosteniamo da 18 mesi'.
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