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Nel momento in cui i Carabinieri del comando provinciale di Modena hanno analizzato le immagini della videosorveglianza del deposito Seta e di quelle pubbliche e aziendali in un raggio sempre più ampio rispetto al luogo del reato, hanno capito che l'autore dei danneggiamenti agli impianti di accensione di 51 bus e dell'incendio appiccato a distanza di una settimana dal primo, non poteva essere un professionista. Dalle immagini, il capo appariva travisato da un vistoso cappello da donna, che lo stesso perderà, e i Carabinieri troveranno, all'altezza della recinzione del deposito. Insieme al tronchese utilizzato per rompere la rete. Un particolare unito ad un altro tentativo goffo di farla franca. L'uomo, convinto di eludere i controlli delle telecamere durante il suo allontanamento in auto dall'area aveva modificato in maniera evidente una sola lettera, l'ultima della targa, trasformando una L in una U.
Una contraffazione fatta talmente male ed inverosimile da essere evidente ad occhio nudo anche dai frame delle immagini, non proprio nitide, delle telecamere stradali. Attraverso le quali i militari hanno ricostruito i suoi spostamenti fino alla sua residenza nella provincia di Reggio Emilia dove il 66enne, ex autista di bus Seta, licenziato lo scorso anno dopo avere ricevuto una condanna di stalking nei confronti di una collega, è stato raggiunto ed arrestato.
Particolari di indagine che i Carabinieri avevano fatto scattare immediatamente dopo il primo grave episodio di danneggiamento, e resi noti questa mattina presso il comando provinciale. Il 16 settembre, primo giorno di scuola, l'uomo si era introdotto nel deposito creandosi un passaggio nella rete di recinzione ed utilizzando il sistema di apertura della porta dei bus dall'esterno (elemento usato in caso di emergenza e per sicurezza) e di cui gli autisti conoscono la posizione, si era introdotto a bordo di 51 mezzi, bloccandone i blocchi di accensione con silicone.
A una settimana di distanza il secondo episodio, quello che gli è costato più caro, ovvero l'arresto e il braccialetto elettronico: l'incendio, che il giudice ha derubricato a tentato incendio, ai danni di un mezzo colpito dai fumi e dal calore delle fiamme solo in un fianco della carrozzeria.
Un gesto che avrebbe potuto avere un effetto devastante non solo su quel mezzo ma su tutti quelli che con liquido infiammabile l'uomo avrebbe presumibilmente incendiato, se non fosse stato per la segnalazione di una guardia giurata in servizio di perlustrazione in quella zona che alla vista delle prime fiamme ha subito allertato i Vigili del Fuoco.
Il fatto che l'uomo si muoveva con dimestichezza all'interno del deposito e rispetto ai dispositivi dei mezzi, ha portato a capire anche che presumibilmente si trattasse di una persona che avesse conoscenza del settore. Quale si è mostrato essere.
Ad illustrare, questa mattina presso il Comando provinciale dei Carabinieri di Modena, i particolari delle indagini che hanno portato all'identificazione e all'arresto dell'uomo, Giovanni Mura, Comandante del Reparto Operativo, Marco Zavattaro, Comandante Compagnia Carabinieri Modena, e Filiberto Rosano, Comandante Nucleo Investigativo.
Gianni Galeotti
Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consiglie.. Continua >>