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“Ecco le famose risorse”, “disgustato dalle politiche di accoglienza del nostro governo”, “e pensate che li andiamo a prendere anche in mare”, questi sono alcuni dei commenti inerenti al video di oggi che mostra un ragazzo immigrato nudo intento a lavarsi nella fontana del Graziosi a Modena.
Il fatto è sconvolgente. E’ incivile. E’ oltraggioso. E si potrebbe snoccialare almeno un’altra decina di aggettivi per descrivere l’azione di questo ragazzo. Ma attenzione: “decrivere l’azione” e non “il ragazzo”. Le due cose sono molto diverse.
Perchè se è vero che un’azione presuppone sempre un soggetto protagonista che la compie è anche vero che il gesto compiuto da un singolo non ci giustifica dall’attribuire ed associare tale gesto a tutti coloro che presentano tratti, caratteristiche o situazioni di vita comuni. In poche parole, non ci giustifica dall’incolpare i molti per le azioni di uno.
Ciò che ha fatto questo ragazzo è grave, suscita indignazione soprattutto nel cuore di quelli che Modena la amano, la rispettano e la vivono nel quotidiano.
Ma questo gesto suscita indignazione al pari del turista che rompe la Paolina Bonaporte del Canova a Possagno per un selfie, al pari della combriccola di ragazzi ubriachi che sale e si siede sopra la statua di Giuseppe Verdi a Busseto, al pari dei tifosi di calcio che cospargono Piazza Navona di bottiglie di birra, vomito e spazzatura.
Sono azioni deplorevoli, ed è giusto che chi le compie sia punito.
Ma ciò non vuol dire che tutti i turisti che visitano le meraviglie d’Italia siano incivili e rovinino il patrimonio del nostro paese, non vuol dire che i giovani per divertirsi e passare una bella serata in compagnia si debbano immancabilmente ubriacare e fare conseguenti danni, non vuol dire che ogni tifoso di calcio sia il casinista, confusionario cafone che sporca e urla per le piazze.
E non vuol dire che ogni uomo o donna immigrato in Italia sia irrispettoso e menefreghista della nostra cultura e della nostra città.
Smettiamola di ragionare in questo modo, di generalizzare, di diffondere odio e disprezzo. Le azioni di uno non definiscono i caratteri, le aspirazioni, la vita dei molti.
Il nostro sindaco in una recente intervista per l’inaugurazione di una piscina di Modena ha più volte citato la parola “comunità”, riferita, ovviamente, alla nostra città.
Lo siamo davvero? Modena è una comunità? Vengono ascoltate le voci di tutti? Dei giovani, dei lavoratori, delle donne, dei richiedenti asilo, degli anziani soli, di chi ha disabilità, degli universitari, dei carcerati, di chi è nato a Modena ma non risulta italiano?
Bisogna augurarsi che questo episodio faccia riflettere tutti noi sul vero significato di “comunità”, che ci aiuti a capire o ad interrogarci sulle difficoltà che può incontarre chi ha età, sesso, nazionalità... diversa dalla nostra.
Bisogna augurarsi che possiamo ascoltare la voce dell’altro ed agire insieme per costruire una comunità all’insegna del bene e del rispetto reciproco.
Francesca Riggillo