Intelligenza artificiale ed elettrocardiogramma: la stima del rischio
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Intelligenza artificiale ed elettrocardiogramma: la stima del rischio

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Così si potrà stimare il rischio cardiovascolare. È modenese uno dei primi studi internazionali in materia


Intelligenza artificiale ed elettrocardiogramma: la stima del rischio
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Un algoritmo matematico, i comuni parametri rilevati da un semplice elettrocardiogramma e l’aiuto dell’intelligenza artificiale: sono gli ingredienti della ricetta che potrebbe predire e stimare con maggiore precisione il rischio cardiovascolare.
A formulare la combinazione, tra i primi in Europa e a livello internazionale, è stato uno studio modenese, ideato dal dottor Paolo Giovanardi, cardiologo del Dipartimento Cure Primarie dell’Azienda USL di Modena e della cardiologia dell’Ospedale Civile dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, e recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista nordamericana Journal of Electrocardiology, suscitando interesse e un vivace dibattito nella comunità scientifica. Alla ricerca hanno partecipato attivamente e congiuntamente, in particolare per la elaborazione statistica, informatica e per la interpretazione dei risultati, anche tre università italiane: l’Università degli studi di Modena-Reggio Emilia, il Politecnico di Milano e l’Università di Bergamo.

Lo studio ha utilizzato ben 60mila elettrocardiogrammi registrati negli ultimi 17 anni presso le strutture sanitarie pubbliche della provincia di Modena. In maniera anonima e retrospettiva sono stati processati quasi un milione di dati numerici estrapolati dai tracciati, evidenziando come il contemporaneo utilizzo di più parametri in un semplice algoritmo matematico, coadiuvato da tecniche di machine learning, incrementa significativamente il valore prognostico dell’elettrocardiogramma riuscendo a valutare il rischio cardiovascolare a lungo termine.
La stima del rischio può essere effettuata anche con altre metodiche fra le quali gli score clinici, parametri bioumorali o esami strumentali spesso costosi e difficilmente utilizzabili in ampie popolazioni.
L’elettrocardiogramma invece è un test semplice, economico e largamente disponibile il cui utilizzo potrebbe essere ulteriormente implementato nella cura delle malattie cardiovascolari che anche ai giorni nostri rappresentano uno dei più rilevanti problemi di salute nel mondo occidentale e sono la principale causa di morte ed invalidità nel nostro paese e nella nostra regione, con un pesante impatto sull’aspettativa di vita delle persone, sulla qualità di vita, sull’organizzazione e sulla spesa sanitaria.
Insieme al dottor Giovanardi, hanno collaborato Martina Doneda del Dipartimento di informatica e bioingegneria del Politecnico di Milano, Ettore Lanzarone del Dipartimento di informatica e ingegneria della produzione dell’Università di Bergamo, Federico Silipo del Dipartimento interaziendale di Ingegneria Clinica di Modena e Cecilia Vernia, Andi Vjerdha e Claudio Giberti, dei Dipartimenti di Scienze Fisiche, Informatiche e Matematiche e di Scienze e Metodi dell'Ingegneria di Unimore.

“Siamo molto orgogliosi dei risultati del lavoro e del gruppo multidisciplinare che si è creato che ha lavorato con passione, dedizione e senza finanziamenti – afferma il cardiologo Paolo Giovanardi – quello che abbiamo realizzato è uno dei primi studi mondiali di popolazione in tale ambito con risultati rilevanti anche rispetto a nostre precedenti pubblicazioni in cui avevamo utilizzato le comuni analisi statistiche. L’elettrocardiogramma è un semplice esame ancora fondamentale nella pratica clinica quotidiana e l’utilizzo delle nuove tecniche di intelligenza artificiale sta rapidamente rivoluzionando anche l’approccio alla diagnostica elettrocardiografica consentendo di ottenere delle inaspettate performance diagnostiche e prognostiche. Serve comunque grande attenzione e grande prudenza nell’utilizzo di queste applicazioni e il processo diagnostico-terapeutico deve essere sempre guidato dai principi della buona pratica clinica. Queste opportunità tecnologiche diventeranno rapidamente un aiuto insostituibile ma occorrerà tanto lavoro per confermare, migliorare e rendere applicabili i risultati ottenuti anche se siamo consapevoli che la tecnologia sta rapidamente modificando il nostro lavoro”.

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