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Un ricavo annuo, per l'Ausl di Modena, di circa 355.000 euro, suddiviso tra prestazioni ambulatoriali e ricoveri ospedalieri, a fronte di un costo complessivo per il personale pubblico, che opera a favore degli assistiti dalle assicurazioni private, stimato in 284.000 euro all’anno. Sono questi alcuni macro numeri che sostanziano il rapporto sempre più stretto, ora rinnovato e confermato fino a giugno 2025, tra le società assicurative private ed in particolar modo quelle della galassia Unipol: Unisalute S.p.A. e Unisalute Servizi S.r.l.. Il tutto sancito, con atto dei giorni scorsi, dalla proroga nell'erogazione di prestazioni sanitarie a pagamento per gli assistiti della due società assicurative. Il contratto, che sarebbe scaduto a fine 2023, è stato esteso fino al 30 giugno 2025, in attesa di definire non meglio specificate nuove intese con le assicurazioni coinvolte.
La materia è complessa e gli accordi economici non si trovano? Allora scatta la proroga di quanto già esiste. E ciò che esiste è la convenzione tra Ausl e le due società assicurative per l'erogazione di prestazioni sanitarie a pagamento in favore dei propri assistiti, da parte di professionisti dell'azienda pubblica. In una logica che vede il privato garantire ai propri assistiti prestazioni erogate da personale pubblico.
La convenzione, inquadrabile nell'ambito delle attività di libera professione intramuraria, regolata dal Decreto del Direttore Generale dell'Azienda USL di Modena, consente ai professionisti sanitari dell'azienda pubblica di offrire prestazioni a pagamento a favore degli assistiti delle due compagnie assicurative. Prestazioni specialistiche sia di carattere ambulatoriale sia di ricovero ospedaliero, con tanto di suggello da parte di chi stabilisce le tariffe: la Regione Emilia-Romagna.
Ente governato da chi vince le elezioni sventolando il vessillo della difesa della sanità pubblica universalistica da difendere dall'avvento sempre più massiccio della sanità privata, ma che allo stesso tempo garantisce a quella stessa sanità privata, fatta di prestazioni a pagamento a favore degli assistiti delle compagnie assicurative, porte aperte, anzi spalancate, di ambulatori ed ospedali pubblici. La questione non è di poco conto anche sotto il profilo politico. Si tratta di un modello che va oltre, o meglio si gioca su un altro piano, rispetto a quello che lega tradizionalmente pubblico e privato, come lo sconosciamo da anni, nel quale è l'azienda pubblica che si appoggia alle strutture private convenzionate per erogare servizi pubblici. Qui sono i privati che entrano nel pubblico utilizzandone i professionisti per i propri clienti. Un modello che indirettamente rischia di fatto di porre in competizione, e non in sinergia come sarebbe auspicabile, pubblico e privato, creando anche delle disparità, nell'accesso a quella struttura a quella prestazione o a quel medesimo professionista, sulla base del fatto che a quel professionista e a quella prestazione, ci si arrivi dal canale totalmente pubblico o da quello privato, convenzionato con pubblico. Ovvero non il pubblico che eroga prestazioni attraverso il privato convenzionato, ma il privato che eroga prestazioni attraverso il pubblico. Sia in ambito di prestazioni specialistiche e ambulatoriali, sia di ricoveri ospedalieri. Differenziando di fatto, alla fonte, l'accesso a quella stessa diagnosi, a quella stessa prestazione e a quegli stessi professionisti, a seconda che si sia assicurati oppure no, Unipol oppure no. E di fatto sulla base della propria capacità economica di farlo. Che un po' l'esatto contrario, in linea di principio, rispetto a quanto abbiamo sentito ripetere con enfasi e determinazione durante la campagna elettorale.
Gi.Ga.
Gianni Galeotti
Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consiglie.. Continua >>