La lettera evidenzia che nel corso degli incontri, sette in tutto da quando si è insediata la nuova amministrazione nel giugno 2024, l'orientamento è sempre stato quello di arrivare a una composizione bonaria della controversia che riguarda il recupero di canoni di concessione e di spese per utenze. Tuttavia, nel corso del confronto, non è mai stata avanzata una proposta concreta e non sono mai stati rispettati i termini anche per la trasmissione dei documenti necessari a giungere a una definizione condivisa della vicenda.
In questo contesto problematico ha destato particolare sorpresa la lettura di un articolo apparso su un quotidiano locale nel mese di aprile, in cui l'amministratore della società dichiarava la volontà di chiedere all'amministrazione il prolungamento della concessione per altri quattro anni oltre la scadenza fissata.
“La grande disponibilità manifestata sin qui dal comune di Modena si è scontrata con la scarsa collaborazione di un operatore che ci è parso avere le idee poco chiare – spiega il Direttore generale Lorenzo Minganti -. Noi però non stiamo gestendo soldi e patrimonio nostri, ma dei cittadini modenesi e non possiamo attendere all'infinito il pagamento di quanto dovuto, una cifra ingente con cui si potrebbero asfaltare 10 chilometri di strade. Chi è chiamato ad occuparsi del denaro pubblico deve essere doppiamente scrupoloso ed attento. Per questo, anche se piacerebbe risolvere tutto per le vie amichevoli, dopo l'ennesimo termine scaduto siamo stati costretti ad agire con fermezza e abbiamo sospeso le trattative e intimato il pagamento. Se questo non avvenisse, siamo pronti a tutelarci anche giudizialmente, senza escludere di individuare un nuovo gestore per lo storico e bellissimo locale che si affaccia su piazza Grande”.
I locali dell'ala sud-ovest, al piano terra del palazzo municipale, adibiti fin dal 1600 a botteghe, attività artigianali e commercio di prodotti agricoli sono stati infatti ristrutturati nel 2000 dopo che una delibera del Consiglio Comunale decise di realizzarvi un caffè letterario. Precedentemente nel dopoguerra erano stati la sede della Timo, l'azienda per le comunicazioni telefoniche e sede per esposizioni e mostre. L'amministrazione si fece carico degli impegnativi lavori di ristrutturazione dei locali per il valore di 2 miliardi di lire dell'epoca.