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Questa mattina, davanti all’Agenzia delle Entrate di Modena, sono stati appesi uno striscione e volantini di protesta per la grave situazione che sta coinvolgendo una fetta sempre più crescente di lavoratori, piccole partite iva, esercenti e cittadini modenesi colpiti dagli ultimi Dpcm del governo Conte: «Niente lavoro? Niente tasse!»
«C'è chi dice che il virus è grave e quindi dobbiamo fare dei sacrifici, stando in silenzio e senza criticare. C'è chi dice che il virus è un' influenza e quindi non dobbiamo accettare alcuna restrizione alla libertà. Non importa chi ha ragione. Importa che la gente muore in ospedale, e comincia a morire anche di fame» recita il volantino lasciato sulla porta dell’Agenzia delle Entrate, firmato “Dai Mò”.
«Lo Stato pretende di essere pagato, ma è lui stesso che non fa quello che ci serve.
Inps, Iva, Tari, utenze, cartelle esattoriali, tasse, bollette, affitti, la cassa integrazione che non arriva, disoccupazione, aumento dei prezzi, debiti: con una mano danno briciole (quelle che si riprendono) con l'altra prendono (sempre e comunque). Qua i sacrifici li facciamo solo noi!» è la denuncia dei lavoratori.
Il comunicato, firmato dal movimento che già a fine luglio aveva visitato l’Agenzia delle Entrate per mettere in risalto la crisi scaricata su chi vive del proprio lavoro, evidenzia come l’unica vera risposta tangibile delle istituzioni alla pandemia siano stati il coprifuoco, i divieti, le multe e lo Stato di polizia, mentre i grandi patrimoni dei ricchi non sono stati toccati per acquisire le risorse necessarie, garantendo di fatto i profitti di Confindustria, Amazon e banche a scapito di lavoratori, dipendenti, baristi, palestre, ristoratori, commercianti, partite iva: «Noi in basso impoveriti, loro in alto arricchiti».
«Siamo stanchi di pagare i costi della crisi pandemica che ci scaricano addosso e di essere presi in giro da esperti e politicanti di ogni colore. È ora di dire basta! Vogliamo il blocco di tasse – affitti – mutui – utenze – aumento dei prezzi – Stato di polizia! Dai mò!»