Nell'ammettere a denti stretti un primo fallimento del Piano regionale dei rifiuti, a pochi mesi dalla sua approvazione, l'assessore Gazzolo nell'ottobre del 2016 parlò di soluzione temporanea (quella dell'aumento dei rifiuti all'inceneritore), in attesa di riportare la situazione (o almeno la tendenza) nuovamente in linea con gli indirizzi ed i valori fissati per il 2020 dallo stesso piano. Questo due anni fa.
A Modena, nel 2016, la produzione di rifiuti in termini assoluti (totali), aumentò infatti di un ulteriore 0,5 per cento rispetto al 2015 raggiungendo i 650 kg pro/capite rispetto ad una media regionale di 666. L'inceneritore di Modena, nello stesso anno, bruciò 212.000 tonnellate di rifiuti, per poi passare alle 209.000 tonnellate nel 2017. Un decremento talmente marginale rispetto ad una quantità enorme di rifiuti avviati all'inceneritore di Modena, difficilmente paragonabile a quello che sarebbe necessario almeno per dirigersi verso l'obiettivo di ridurre il ricorso agli inceneritori, ed un graduale loro spegnimento, su scala regionale, entro il 2020. E a confermare l'assoluta controtendenza dei dati dell'inceneritore di Modena rispetto agli indirizzi e agli obiettivi del Piano regionale dei rifiuti approvato nel maggio del 2016, ci sono gli ultimi dati al conferimento di rifiuti indifferenziati avviati all'inceneritore che da gennaio a maggio 2018 hanno continuato a viaggiare sulla media delle 20.000 tonnellate/mese. Che se si escludono le due o tre settimane di stop nel mese di agosto (come ogni anno l'inceneritore viene spento per manutenzione), portano dritto dritto ad una proiezione che supererà nuovamente le 200mila tonnellate annue. Anche per il 2018. Che non corrisponde né una graduale riduzione di rifiuti indifferenziati né al muoversi rispetto all'obiettivo di un graduale spegnimento dell'impianto, come fissato dal Piano Regionale.
Va meglio, con una tendenza in linea con l'obiettivo 2020 del 73 per cento, la percentuale di raccolta differenziata. Tale percentuale è già stata superata in un comune su tre dell'Emilia-Romagna. Il dato regionale registra un incremento dal 2016 al 2017, attestandosi al 64,3 per cento nel 2017. Modena arriva al 67 per cento. Ma se questo rende possibile il raggiungimento della soglia del 70% entro il 2020, dall'altro cozza con l'obiettivo della riduzione dell'incenerimento dei rifiuti, del graduale spegnimento degli inceneritori, elemento quest'ultimo che in una realtà come Modena continua a pesare duramente sia in termini ambientali che sulla salute pubblica.
Il Piano regionale dei rifiuti è stato in questi anni disatteso anche nell'obiettivo di puntare all'autosufficienza regionale. nella gestione. Basta considerare che nel 2016 su 212.242 tonnellate bruciate, il 40 %, cioè 86.582, arrivano da fuori Provincia, confermando una tendenza costante da anni, al di la delle emergenze nazionali legate ad altre regioni d'Italia. A conferma di una volontà (od opportunità) politica che vede il ricorso agli inceneritori come un obiettivo da perseguire e non da eliminare. Perché se oggi la bocca dell'inceneritore di Modena continua ad ingoiare quantità di rifiuti così alti e senza riduzione, è perché i rifiuti non arrivano soltanto dalle altre province della regione (elemento compatibile in una logica di autosufficienza regionale nello smaltimento), ma anche, in maniera costante (al di la appunto delle emergenze), da altre regioni d'Italia. Che rispetto al Piano regionale dei rifiuti che punta ad un ricorso sempre minore agli inceneritori corrisponde ad un paradosso.
Una tendenza, anzi una controtendenza, rispetto agli obiettivi del piano regionale, anche rispetto alla produzione procapite di rifiuti sulla quale si è giocato un grande equivoco. Perché i dati diffusi in pompa magna negli ultimi anni rispetto alla produzione pro-capite regionale hanno sempre riguardatato la percentuale di indifferenziata e non quella assoluta che si è invece mantenuta a livelli molto alti. La produzione totale di rifiuti urbani in Emilia-Romagna nel 2015 (a cui si riferisce l'ultimo report sulla gestione dei rifiuti su dati Arpae), è stata di 2.962.076 tonnellate, corrispondente ad una produzione pro capite di 665 kg/ab. In aumento dell'1,2% su scala regionale rispetto al 2014 ed in costante aumento dal 2012. A Modena e provincia la produzione annuale di rifiuti urbani è stata di 454.000 tonnellate, con una produzione di 647 kg pro-capite.
Gianni Galeotti