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L'Assessore Pinelli, lo ha confermato, ieri, in Consiglio Comunale: il 16 marzo, 4 giorni prima della morte di Badre, il 45enne straniero senza tetto trovato morto in un bivacco allestito sulla terrazza del centro commerciale Sacca, un residente della zona (che in spregio alla privacy l'assessore indica con nome e cognome), aveva chiamato la Polizia Municipale, chiedendo di intervenire. Una segnalazione chiara, circostanziata e registrata che faceva riferimento alla situazione di disagio e di degrado che si era creata in quell'area residenziale e commerciale. Chiedendo un intervento a sostegno di quelle persone che ogni sera, per ripararsi dal freddo della notte, avevano utilizzato anche una lamiera del cantiere in corso, rendendo il loro bivacco potenzialmente pericoloso, anche per la loro incolumità. Ma quella segnalazione, alla quale ne seguirono altre da parte dei commercianti della zona, fu seguita solo da un controllo diurno da parte della Polizia Locale, alle 2 del pomeriggio, quando è ben difficile trovare quelle persone.
Nessun passaggio serale o notturno da parte della Polizia Locale. Quando i bivacchi si riempivano, per la notte. Ogni notte, almeno dall'11 marzo, quando il piano di accoglienza dei senza tetto aveva chiuso i battenti. Passaggio solo diurno invece, per la Polizia Locale che nella risposta dell'Assessore Pinelli all'interrogazione del Consigliere di Forza Italia Giacobazzi, non avrebbe potuto raggiungere l'area di quel bivacco, che tutti in realtà potevano raggiungere, a causa del cantiere in corso. Ma c'è di più perché l'Assessore, nella sua risposta, conferma indirettamente anche altro. Quella segnalazione di un cittadino così circostanziata e confermata nei registri della Polizia Locale, non solo non venne seguita da un intervento serale, ma non arrivò nemmeno ai servizi sociali e, in cascata, alle unità di strada che si occupano proprio dell'intervento rispetto a quelle situazioni, a sostegno delle persone più in difficoltà.
Rimase lì, in quel registro. Tre giorni dopo, anzi tre notti dopo in cui i bivacchi continuavano, Badre morì. In quello stesso bivacco.
La sera in cui si commemorava Badre, su lodevole e spontanea volontà dei residenti e dei commercianti del quartiere, a pochi metri dalla terrazza del centro commerciale dove l'uomo, la mattina del 21 marzo, non si era più svegliato, l'Assessore ribadì, a nostra domanda ripetuta (video sotto), che non era giunta nessuna segnalazione. Quando, ieri, in Consiglio comunale, il Consigliere Giacobazzi glielo ha fatto notare, ha specificato che intendeva dire che mancata segnalazione era ai servizi sociali. Che alla fine la solleva in corner dal fatto di non avere detto due cose diverse, quella sera e ieri, ma che non solleva da un doppio problema: una segnalazione che non ha avuto quella risposta che doveva esserci, con un passaggio serale o notturno che non c'è stato, e una mancata comunicazione interna al Comune. Tra Polizia Locale e servizi sociali. Che può essere normale, in questi casi (non conosciamo le procedure che devono scattare in questi episodi), ma che denotano che qualcosa, se consideriamo obiettivo e risultato finali, non ha funzionato.
'Se si interviene alle due del pomeriggio per un problema serale e notturno è chiaro che non ci si può aspettare di trovare le persone segnalate, è chiaro che il sistema ha mostrato una falla' - ha affermato il replica il Consigliere Giacobazzi che nell'intervento ha invitato l’Amministrazione a ripensarne l’organizzazione del sistema di accoglienza invernale “affinché l’assistenza sul territorio continui a essere garantita anche nel caso che terminino i fondi dedicati”. Si potrebbe così cogliere l’occasione per “calibrare meglio i servizi a seconda delle temperature dei mesi autunnali e invernali”, con l’obiettivo di non disperdere risorse.
Aprendo il dibattito conseguente alla trasformazione interpellanza delle interrogazioni, per Lega Modena, Barbara Moretti ha spiegato che l’episodio della morte della persona senza tetto il 21 marzo “non è degna di Modena sotto i profili sociale, politico e di ordine pubblico” e ha colpito un quartiere “in cui, nonostante il forte senso di comunità, l’Amministrazione è lontana, come si vede anche dalla situazione del centro commerciale che è simbolo di isolamento”. Il contesto “di abbandono – ha aggiunto – è figlio di politiche urbanistiche e sociali sbagliate: per fortuna i residenti tengono vivi gli spazi pubblici”.
Dallo stesso gruppo Lega, secondo Giovanni Bertoldi “ci sono troppi servizi e troppi progetti” sul fronte dell’assistenza, a cui “manca una gestione unificata, causando così una dispersione delle forze e delle risorse”. Il consigliere ha invitato l’Amministrazione a “ripensare la gestione dei servizi per le persone in difficoltà, con l’obiettivo di migliorare la risposta per i cittadini fragili, come non si è riusciti a fare nel caso della Sacca”.
Anche Elisa Rossini (Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia) ha sollecitato maggiore attenzione del Comune: “Dietro le vicende delle persone in difficoltà scappate dal proprio Paese per arrivare in Italia – ha affermato – ci possono essere situazioni di sfruttamento”, su cui intervenire in maniera più strutturata. La consigliera ha sottolineato che alla Sacca “ci sono ancora i bivacchi di persone senza fissa dimora” e ha messo l’accento sull’impegno dei residenti “con l’obiettivo di dare un aiuto”.
I servizi di assistenza a Modena funzionano “in maniera strutturata ed efficace” e nel corso degli anni “sono stati monitorati e migliorati”, ha segnalato Vittorio Reggiani (Pd). Il consigliere ha auspicato per il futuro “ancora più integrazione tra l’assistenza erogata sul territorio e le segnalazioni che arrivano dai cittadini” con l’obiettivo di “coinvolgere l’intera comunità nella prevenzione e nel contrasto alle fragilità”.
Nella sua replica, l’assessore alle Politiche sociali Roberta Pinelli ha precisato che il Comune costituisce “l'ente capofila all’interno di un progetto che coinvolge anche altri soggetti: questa collaborazione rappresenta una ricchezza che una sola istituzione, da sola, non sarebbe in grado di garantire”. Con l’obiettivo di assicurare inclusione, quindi, l’assessore ha sottolineato il ruolo “della comunità, per limitare le nuove fragilità”.
Gianni Galeotti