Transizione energetica: la giunta Mezzetti dice no alla centrale di accumulo a San Damaso
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Transizione energetica: la giunta Mezzetti dice no alla centrale di accumulo a San Damaso

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Il progetto presentato al Ministero per realizzare nei pressi della centrale Terna due impianti da 200 Megawatt complessivi che servirebbero per immettere energia in rete in caso di necessità. La giunta chiederà al Consiglio di esprimere voto contrario. Duro il PD: 'E' una offfesa, sfregio inaccettabile'


Transizione energetica: la giunta Mezzetti dice no alla centrale di accumulo a San Damaso
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L’Amministrazione comunale di Modena chiederà al Consiglio comunale di esprimere un parere non favorevole alle due richieste presentate nei giorni scorsi al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica per realizzare, nella zona di San Damaso, in area agricola, due impianti di accumulo che occuperebbero oltre 30 mila metri quadrati di terreno con 160 container alti quattro metri. I due impianti, denominati Bees (Battery Energy Storage System) avrebbero una capacità di accumulo di 200 MegaWatt, immagazzinati dalla vicina centrale di Terna, che verrebbero immessi nella rete nazionale in caso di necessità.

La posizione dell’Amministrazione comunale è stata illustrata dall’assessora all’Urbanistica Carla Ferrari nel corso della seduta di martedì 10 settembre della commissione consiliare Seta in vista del Consiglio comunale di lunedì 16 settembre. Una seconda seduta della commissione è in programma giovedì 12 settembre.

“Condividiamo l’importanza del raggiungimento degli obiettivi di transizione energetica stabiliti dalla legislazione per un modello di sviluppo economico e sostenibile, temi che rientrano anche nelle strategie del Pug –sottolinea Ferrari – ma la localizzazione sul nostro territorio dei due impianti con questa procedura ministeriale, che supera le valutazioni d’impatto ambientale e ogni altra possibilità di controllo da parte della Regione e degli enti locali, risulta di particolare complessità, a partire dall’estensione (circa tre ettari) e dalla vicinanza a edifici residenziali esistenti e ad attività di notevole attrattività turistica: riteniamo necessario venga convocata una Conferenza dei servizi in modalità sincrona, come è possibile con questo tipo di procedimento, per valutare le diverse criticità che emergono da queste proposte. Diciamo no a un’imposizione dall’alto, soprattutto se non si terrà conto dell’esigenze di mitigazione ambientale e delle necessarie compensazioni per i residenti e il territorio”.


Le domande sono state presentate il 6 agosto da due diverse società: Neptune srl, per un impianto da 103,866 MW su di un’area di 14 mila metri quadri; Uranus srl, per un impianto da 96,447 MW su di un’area di 16.775 metri quadri. Neptune posizionerebbe 21 nuclei di batterie di accumulo, Uranus 19. Ogni nucleo è composto da quattro container (altri 4 metri, larghi 6 e profondi 2,5), più una serie di altre strutture: una coppia di inverter Dc/Ac, il quadro Bt per la distribuzione dei servizi ausiliari del singolo nucleo, il trasformatore Bt/At a doppio avvolgimento e i quadri At per la connessione radiale “entra-esci” tra i vari nuclei (configurazione da 4,8 MW). Gli impianti sarebbero posizionati mediante travi di supporto in calcestruzzo armato che mantengono praticamente libera la superficie di proiezione verticale al suolo; previsti inoltre una strada interna sterrata, un impianto di illuminazione e una trincea (invaso lineare) che si svilupperebbe lungo il perimetro dei lotti. Il collegamento con la stazione di Terna avvererebbe con un complesso di cavidotti per i quali verrà richiesta servitù di passaggi, mentre per i due terreni sarebbe già in corso una compravendita. In base ai piani finanziari dei due impianti si può stimare un investimento complessivo di circa cento milioni di euro.

Nella immagine l'area nella quale verrebbero realizzati i due impianti


“Sollecitiamo la Conferenza dei servizi – spiega Ferrari – perché è indispensabile che il Ministero svolga un approfondimento progettuale finalizzato ad allontanare il confine degli impianti dagli insediamenti residenziali, con riferimento agli evidenti impatti che non vengono presi in debita considerazione nella documentazione presentata, affrontando le significative criticità rilevate: dagli impatti acustici al rischio alluvioni e alla prevenzione incendi, fino alla scelta del Ministero di ricorrere al procedimento Unico ai sensi dell’articolo 12 del d.lgs. n. 387 del 2003 che non prevede disposizioni in tema di pubblicità e partecipazione procedimentale dei cittadini”.

 

Per il PD è un NO netto: 'Offesa alla cittadinanza e sfregio per il territorio'
“Modena deve fare la sua parte e dare il suo contributo per favorire la transizione ecologica, ma non è accettabile che questo avvenga senza nessun confronto calando sul territorio progetti di questo tipo Inquinamento acustico, isola di calore, rischio alluvioni, impatto elettromagnetico e consumo di suolo agricolo a pochi metri dalle residenze e in una parte di territorio pregiata, vulnerabile e sensibile. Non possono essere questi gli effetti di una transizione ecologica che deve e vuole coniugare sviluppo e sostenibilità e il cui peggior nemico è questo modo di portare avanti queste opere. Diciamo no a due impianti che impatteranno gravemente su decine di cittadini, su tutta la comunità di S. Damaso e su una porzione di territorio al tempo stesso fragile e di pregio. Diciamo no a due progetti che, approfittando delle semplificazioni previste dalla normativa, sono di una approsimazione surreale e offensiva per Modena e i modenesi, non tenendo in alcun modo conto, non valutando e non facendo alcuna proposta circa l'impatto ambientale che i due impianti avranno. Certificando che il rumore supererà i limiti di legge ma senza dire come si vuole gestire. 160 container alti 4 metri paracadutati su 30.000 mq di terreno agricolo senza tener conto di tutto quello che vi è attorno e senza coinvolgere la città nel progetto. Chiediamo il massimo impegno all'amministrazione comunale e a tutti gli altri enti che saranno coinvolti nell'imminente conferenza dei servizi per evitare questo sfregio al nostro territorio, a tanti cittadini e all'impegno che con il nuovo PUG Modena si è presa per un presente e un futuro più sostenibile. Confidiamo anche nel senso di responsabilità dei proprietari dei terreni che saranno oggetto della proposta affinchè siano al fianco dei loro vicini in questo percorso. Il PD è e sarà in prima fila per dare il proprio contributo e per coinvolgere i residenti, tutta S. Damaso e tutta la città in questo percorso. Da subito invitiamo i cittadini al massimo impegno”.

 


Gianni Galeotti
Gianni Galeotti

Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consiglie..   Continua >>


 

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