Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
'Gino, scusa ma non la lavi la bicicletta dall'Africa?'
'Non la laverò fino al prossimo viaggio!'
Una frase emblematica di Nietzche, dice: 'Diventa ciò che sei!', nel senso che... ‘Nella nostra vita - come spiega il filosofo di turno, Galimberti - noi continuiamo a seguire modelli che sono necessari perché si cresce per processi imitativi. I bambini crescono perchè vedono, imitano, ma poi bisogna staccarsi da queste imitazioni e diventare quello che, propriamente si è. E se riesci a far fiorire ciò per cui sei nato, se riesci a diventare te stesso, al di là dei modelli che vuoi imitare, al di là delle belle cose che ti vengono fatte vedere, se riesci davvero a diventare te stesso, raggiungi la felicità'.
E l'altra sera, nel salone del Pellegrino presso la Basilica di Fiorano, Gino Ferri, (credo) stavolta la felicità l'abbia trovata veramente, nel suo viaggio in solitaria in bicicletta nella magica Namibia, in Africa.
Così, in una fresca serata 'avventurosa', Gino ha voluto condividere col pubblico presente, quello proprio delle grandi occasioni e con il supporto tecnico della figlia Giulia, attraverso foto e video, (credo) una delle sue esperienze più importanti ed evolute della sua vita.
'Desideravo solo vivere le emozioni del viaggio, assaporando ogni chilometro di strada percorso sui pedali. Ho cercato di sgombrare la mente dai pregiudizi, restando aperto all’incontro e al confronto, sempre pronto ad affrontare qualsiasi evenienza. E’ andato tutto per il verso giusto - ha raccontato con soddisfazione e, a volte, con un groppo alla gola - fatta eccezione per le tante forature e i piccoli imprevisti, tra cui il freddo invernale, che da quelle parti è tutto un dire, epperò fanno parte del gioco, ovviamente'.
Infatti, dei tre stati sovrani del mondo, la Namibia è quello meno densamente popolato, ed il suo territorio è in gran parte costituito dalle distese aride del deserto del Namib e del Kalahari.
Panorami splendidi, albe e tramonti pazzeschi, il suo viaggio è cominciato agli inizi di maggio scorso, con trasferimento in aereo nella capitale, Windhoek, e, successivamente pedalando verso nord sulle prime piste sterrate e, per necessità (che la bicicletta, a volte impone!), sull'asfalto!
E via, verso Okahandia, Kalkfeid, Khrixas, Medisa e Uise.
Poi deviazione verso Cape Cross, ad ammirare la colonia di ontarie, attraversando Hentiers Bay, quindi Swakopmund e Wavils Bay e poi via, pedalando e (a volte spingendo la bicicletta per chilometri a causa del terreno troppo impervio!), verso il 'gioiello della Namibia, ovvero il parco naturale del Naukluft e lo spettacolare deserto del Sossusvlei.
Quindi il rientro a Solitaire procedendo verso Windhoek a piccole e brevi tappe, sia per recuperare le forze, sia per sopravvivere al repentino sbalzo termico che ha catapultato Gino nella precoce stagione invernale: quindi si è passati dai 48° diurni, ai 12°, mentre di notte il termometro toccava i soli 4°, che in tenda è tutto un dire.
In tutto viaggiando per oltre duemila chilometri, sempre e comunque con il suo mezzo di locomozione, l'amata bicicletta del tutto normale (a proposito: ce l'avrà un nome?), in acciaio e in piena solitudine, o quasi, ergo: per esempio, memorabile il suo incontro con un altro viaggiatore in solitaria, il belga Vivien e singolare il rapporto tra due solitari, dal quale si è evinto che, ovviamente ognuno si faceva gli affari suoi, o quasi!
Oppure entrare in contatto con la famosa tribù degli Himba, a Khorixas e proprio in questa occasione mi ha colpito molto il 'reportage responsabile' di Gino, mi spiego: cosa si intende per “viaggiare responsabilmente”, Gino lo sa, ergo ci ha insegnato che quando si entra in contatto con popolazioni proprio come la tribù degli Himba l’idea è che le nostre azioni non dovrebbero intaccare le loro tradizioni, usanze e la loro cultura in generale. Inoltre, piuttosto che “prendere” qualcosa, dobbiamo chiederci cosa possiamo fare noi di veramente utile e in alcun modo dannoso per loro: infatti curioso e buffo, quindi, l'episodio in cui degli himba chiedono a Gino, di convertire le mance in dollari dei turisti (per caso), in dollari namibiani: probabilmente poiché lo avevano 'scambiato' per un bancario (anche se lo è effettivamente!), ovviamente rimettendoci, ma chi se né importa: uno delle qualità intrinseche di Gino, è che ha un cuore così.
Il resto del viaggio-avventura dal quel della Namibia, Gino ce lo racconterà, molto probabilmente, nell'agosto prossimo, magari a puntate su questo giornale, La Pressa: vorrei che fosse il 'nostro' Paolo Rumiz, (noto giornalista-viaggiatore di un quotidiano nazionale) della situazione, dove saprà farci rivivere (e sognare) questo tipo di esperienza, che badate bene: solo ed esclusivamente la lentezza della bicicletta gli ha reso (e ci ha reso) possibile scoprire la vera Africa.
Al prossimo viaggio, Gino.
Paride Puglia