Villa Martuzzi, teatro di orrori e vita familiare nel ricordo di Maurizio Pincherle
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Villa Martuzzi, teatro di orrori e vita familiare nel ricordo di Maurizio Pincherle

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Negli ultimi giorni del 1944, le SS torturarono, seviziarono e uccisero 17 persone, rastrellate tra le campagne di Guiglia e Valsamoggia, occultando poi i corpi


Villa Martuzzi, teatro di orrori e vita familiare nel ricordo di Maurizio Pincherle
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Un partigiano di famiglia ebrea perseguitata, dopo la guerra, diviene preside a Vignola e, per i casi della vita, va ad abitare con i figli proprio a Villa Martuzzi, tristemente famosa per essere stata luogo di tortura dei nazisti. E’ la storia che verrà raccontata, nel tardo pomeriggio di domani, martedì 29 aprile, dalle 18, nella Sala Consiliare del Municipio di Vignola nel corso dell’iniziativa pubblica dal titolo “Villa Martuzzi, teatro di orrori e vita familiare”. Protagonista sarà Maurizio Pincherle, figlio dell’ing. Mario Pincherle, partigiano, scrittore e studioso di archeologia, che dal 1961 al 1965 fu preside della Scuola Media Muratori e visse, con la famiglia, proprio a Villa Martuzzi.

 

In epoca fascista, la famiglia bolognese dei Pincherle era stata dolorosamente colpita dalle leggi razziali: il padre di Mario, Maurizio, era stato espulso dall’ordine dei Medici e aveva dovuto lasciare l’insegnamento all’Università, mentre lo zio Leo, fisico del gruppo di via Panisperna, era stato costretto a fuggire a Londra. Chi rimase in Italia passò gli anni dal ’43 al ’45 da sfollato.
Finita la guerra, la vita per la famiglia Pincherle torna progressivamente alla normalità. Mario, come detto, venne nominato preside a Vignola e vi si trasferì con i figli Roberto, Maurizio e Marina (Ada doveva ancora nascere). Maurizio Pincherle, all’epoca era un bambino di prima elementare, ma oggi si ricorda ancora distintamente di quegli anni, soprattutto si ricorda della vita a Villa Martuzzi, di cui lui naturalmente ignorava all’epoca tutta la vicenda. Non sapeva che, negli ultimi giorni del 1944, le SS avevano torturato, seviziato e ucciso 17 persone, rastrellate tra le campagne di Guiglia e Valsamoggia, occultando poi i corpi in due fosse comuni che verranno poi scoperte, dopo un bombardamento aereo, nel marzo del 1945. Ebbene, Maurizio e il fratello Roberto dormivano proprio nella stanza delle torture. A un certo punto, dalla carta da parati, cominciò a emergere una chiazza, dapprima rosa e poi decisamente rossa che i genitori si affrettarono a liquidare come macchia di umidità e che, invece, altro non era che il sangue delle vittime di torture, come testimoniato dalla foto conservata ancora da Maurizio Pincherle.
Domani, dopo il saluto della sindaca di Vignola Emilia Muratori e della dirigente della Scuola primaria di secondo grado L.A.Muratori Brunella Maria Maugeri, la curatrice di memorie storiche Alessandra Maltoni dialogherà con Maurizio Pincherle per raccontare l’intera vicenda.

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