'Erano le 7:15 quando una anziana paziente, ricoverata in cardiologia per accertamenti, si è dovuta sottoporre al prelievo di sangue necessario prima di eseguire gli esami' - hanno spiegato gli infermieri. A quel punto Maurizio ha chiesto se il prelievo poteva essere eseguito da un tirocinante universitario. La paziente, peraltro ex professionista sanitaria, ha rifiutato, affermando di non volere fare da cavia. L’infermiere ha preso atto, eseguendo personalmente il prelievo, spiegando alla signora che l’impiego di tirocinanti è assolutamente previsto dalle regole di ingaggio. Sembrava tutto a posto, fino a quando, intorno alle 8:30, il marito della paziente insieme ai figli sono entrati in reparto, fuori dall’orario di visita, chiedendo di poter incontrare l’infermiere autore del prelievo. Il professionista si è presentato, qualificandosi. La discussione è degenerata e il marito e i figli della paziente hanno sferrato pugni al volto del sanitario, facendolo accasciare a terra. Gli aggressori hanno poi iniziato a infierire sul 36enne, bersagliandolo con calci e pugni.
Ma non solo. I parenti ieri, al momento delle dimissioni della donna, si sono ripresentati in ospedale rivendicando tranquillamente la loro aggressione. Dal punto di vista legale l'avvocato Lorenzo Muracchini ha spiegato come la riforma Nordio preveda come aggravante la aggressione a personale sanitario e in base a questa norma gli aggressori rischierebbero una pena fino a 4 anni.
'Abbiamo paura di tornare al lavoro - hanno spiegato i due infermieri -. E' stata una aggressione violenta e premeditata perchè i parenti della paziente sono giunti dopo il diverbio sul prelievo, a chiamata specifica della donna'.