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Omicidio di via Cavazza, uccisa con 4 coltellate alla schiena: fermato l'ex marito

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La polizia ha fermato alle 5.20 di stamattina l'ex marito della 38enne El Hadraoui Ghizlan con l'accusa di omicidio con l'aggravante della premeditazione. In un ora avrebbe ucciso la ex e occultato il cadavere. Ad incastrarlo un portachiavi


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Svolta nelle indagini sull'omicidio di El Hadraoui Ghizlan, la donna di 38 anni il cui cadavere parzialmente bruciato, è stato trovato ieri mattina all'interno dell'auto Nissan Juke, a lei intestata, in un'area nei pressi di via Cavazza, nella periferia nord di Modena.

Alle 5,20 di questa mattina la Procura ha emesso il fermo dell'ex marito della donna. Che nel giro di poche ore si è trovato ad essere da persona informata sui fatti, ascoltata già dalla serata in questura, a principale indiziato del delitto. Anche lui, come la sua ex, di origine marocchina, ma da anni in Italia, tanto da avere acquisito la cittadinanza italiana. Entrambi lavoravano, e pare anche attraverso una donazione avevano raggiunto un buon tenore di vita. Anche da permettere loro di abitare in due appartamenti diversi nello stesso palazzo in via Puccini.

Lui in uno e lei in un altro, insieme ai loro due figli minori.

Lei lo aveva lasciato otto mesi fa generando nell'uomo un forte senso di rabbia. Confermato dai vicini e dalle persone che gravitavano nel loro mondo. Una rabbia cresciuta nel tempo e sfociata nell'efferato e premeditato omicidio quanto nella programmata e studiata nei dettagli distruzione del cadavere. Che l'uomo ha tentato di incenerire insieme all'auto.

'Nel giro di un ora - hanno raccontato questa mattina il Procuratore Capo della Repubblica Lucia Musti, ieri sul posto del ritrovamento del cadavere, ed il Capo della squadra Mobile di Modena Salvatore Blasco nel corso della conferenza stampa organizzata in questura alla presenza del questore Maurizio Agricola - l'uomo ha messo a segno il suo piano criminale. Ha preso un coltello con l'obiettivo di ammazzare la madre dei suoi figli'.
L'assassino avrebbe colpito la donna con 4 fendenti alla schiena, caricato il cadavere sull'auto di lei portata e posteggiata nell'area di via Cavazza. Qui attraverso un innesco incendiario autocostruito con dei fiammiferi, recuperato dalla Polizia scientifica all'interno dell'abitacolo bruciato, ha dato fuoco all'auto con all'interno il corpo deposto nel sedile posteriore, con l'obiettivo di distruggere tutto. Come già evidenziato ieri dal Procuratore Capo, i finestrini chiusi appositamente dall'uomo per generare subito meno fumo possibile all'esterno, hanno in realtà generato l'effetto opposto a quello voluto. Ovvero una insufficienza di inossigeno all'interno dell'abitacolo, che ha soffocato le fiamme stesse. Per questo il cadavere della donna è stato bruciato ma non carbonizzato. L'uomo si sarebbe poi allontanato dal luogo in cui aveva abbandonato il cadavere della donna, con la sua auto, lasciata parcheggiata precedentemente nelle vicinanze, nel probabile intento di confondere gli inquirenti che poco dopo lo hanno raggiunto nella sua abitazione di via Puccini. Lontana dal luogo del ritrovamento di quel tanto da rendere impossibile il trasferimento a piedi in breve tempo. 

Le prove che incastrano l'uomo

Come detto, l'ex marito, in quanto coniuge e padre dei figli della vittima, è stata la prima persona sentita dagli inquirenti come persona informata sui fatti. L'uomo è stato portato in questura ma dal suo racconto qualcosa agli inquirenti è parso subito strano. A raccontare cosa il Capo della Squadra Mobile Salvatore Blasco. 'Avevamo notato che la sua auto era particolarmente pulita. Lui ha affermato che l'aveva lavata personalmente la mattina stessa. Fatto smentito da immagini raccolte dalla Polizia che confermavano come l'auto fosse stata lavata in un autolavaggio, dove lui aveva gettato via anche un portachiavi appartenuto alla ex moglie, che aveva detto di non vedere da tempo a causa della separazione'. Altra incongruenza nel racconto ed altro elemento, quello del portachiavi che non aveva nessun senso lui avesse e avesse il bisogno di gettare, e che ha portato al fermo.





Redazione Pressa
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