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A Carpi la seconda notte bianca della nuova gestione Gasparini ha aperto un interessante tema di riflessione: il “nuovo” rapporto fra commercianti e amministrazione. Prima il rapporto con i commercianti del centro storico era gestito dall’assessore come un fatto privato, con una chat e con incontri plenari sporadici e senza dibattito. Il tutto era ben guidato e controllato da alcuni pochi fedelissimi, con il compito di diffondere il verbo e bloccare sul nascere ogni dissenso. Nel silenzio delle associazioni, escluse dalle decisioni e informate delle scelte solo a giochi fatti.
Ora con il nuovo assessore è … la stessa cosa. Infatti i commercianti hanno trasformato la chat in associazione, e hanno costruito un rapporto diretto con l’amministrazione, senza le associazioni di categoria. E come sempre la ragione di pochi, che vediamo aver già preso il sopravvento in rete e sui giornali, prevarrà sulla maggioranza silenziosa.
E quindi passeranno i soliti messaggi triti e ritriti che il centro non va chiuso, che la ZTL non va allargata, che ci sono troppi centri commerciali, che il Bar Teatro va riaperto, che il Torrione porterà miliardi di persone in piazza, che piazzale Re Astolfo a Natale dovrà diventare un parcheggio, che le notti bianche andranno e saranno maggiormente condivise, ecc ecc ecc, e che questi son gli unici problemi del centro e le soluzioni per il centro.
E non verrà fatto nessun vero ragionamento nel merito dell’evoluzione del commercio e della società e sulla necessità di fare qualcosa di veramente diverso, sia a livello pratico che di strategia, comunicazione, investimenti e formazione.
La mossa dell’amministrazione è stata furba, dal punto di vista tattico, perché ha fatto leva sul trasformismo gattopardesco dei pochi per riprendere in mano la situazione in breve tempo. Ma dal punto di vista strategico è stata un grande errore, perché le associazioni non staranno ferme e perché la maggioranza silenziosa non si comanda con una chat. E sotto sotto continua a parlare, oppure, scoraggiata, tende a mollare: e chi ci perde è comunque il centro.
Roberto Benatti
Redazione Pressa
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