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Ancora una volta la distanza dei centri montani dal primo punto nascita di riferimento in provincia, dopo la chiusura del punto nascita di Pavullo, sì è dimostrata troppo ampia per consentire il trasporto in ospedale in tempi consoni. Ieri il caso di una donna Pievepelago, per la quale non c'è stata altra scelta che il parto in casa, fortunatamente senza conseguenze. Oggi il caso di una pavullese. Per lei il momento era arrivato questa mattina. Viene chiamato il 118 ma il personale sanitario capisce dalle informazioni fornite dalla donna che il parto è imminente. La possibilità che il bambino possa nascere prima di arrivare all'ospedale Policlinico di Modena, ad almeno 30 minuti di strada, è concreta. Viene quindi attivata l'ambulanza con medico ed ostetrica. Previsione giusta. L'ambulanza sfreccia sull'estense poi fino al Policlinico quando ormai giunti nella zona dell'ospedale il momento arriva.
Il bambino nasce, a Modena, ma in ambulanza. Il secondo caso di parto senza potere giungere al punto nascita a causa della troppa distanza, in due giorni. Una sequenza che riporta in primo piano il dibattito sulla chiusura del punto nascita di Pavullo, oggetto di recente del rinnovato impegno per l'apertura (dopo quello in campagna elettorale), del Presidente della Regione Stefano Bonaccini. Incalzato, venuta a conoscenza dell'ultimo caso, dalla referente del Comitato Salviamo l'ospedale di Pavullo, Maria Cristina Bettini.
'Ora Bonaccini smetta di tergiversare. Mandi subito a Roma la nuova richiesta di deroga all'apertura e si impegni a dimostrare concretamente la volontà di aprirlo'.
Redazione Pressa
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