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'Grave e perdurante contaminazione da metalli pesanti e amianto, di acqua, aria, terra, in un area di 4,35 ettari, in zona altamente fragile per la situazione geomorfologica, accanto al torrente Tiepido, in un area definita Conoide del Tiepido (zona di Tutela, ricarica di falda, e zona alluvionale, da PTCP). La contaminazione si protrae dal 1976, e quel terreno è ritenuto il maggior sito inquinato della Provincia di Modena (ARPAe 2015), senza che mai si sia attuata una bonifica, finanziata dal Ministero fin dal lontano 1997-2000 con 14 miliardi di lire, e riconosciuta e certificata come tale dal 1988'. A denunciare ancora una volta il caso-Frattina sono stati questa mattina nelle sale del municipio di Modena i consiglieri M5S di Castelvetro Roberto Monfredini , Filippo Gianaroli, Oderico Bergonzini accompagnati dal consigliere modenese Marco Bortolotti.
'In base ai risultati delle analisi chimiche effettuate privatamente a gennaio 2018, emerge che il fiume sta dilavando i metalli pesanti direttamente dalla sponda, come da foto e analisi allegate, e nelle acque di falda superficiale e profonda, senza che vi sia la possibilità di intervenire. Si denuncia quindi la presenza di un ‘disastro ambientale storico protratto nel tempo’ in quanto la presenza dei metalli pesanti nel fiume e nell’ambiente, lenti nella degradazione, ad oggi, incompatibile con i processi biologici della vita, ha di fatto violato le norme ambientali che regolano la convivenza dell’uomo con i cicli biologici dell’esistenza, esponendolo a probabili rischi non accertati' - dicono i consiglieri.
La storia
'Il sito Sassuolo Scandiano che nel DM 468/2001 era definito Sito di Interesse Nazionale (S.I.N.) è stato derubricato dalla Regione Emilia Romagna a Sito di Interesse Regionale (S.
I.
R) a marzo 2013, e catalogato nel Registro dei siti regionali con il DGR 1106/2016., senza mai essere stato bonificato in toto. Premesso che il terreno Frattina viene così ad essere identificato con la territorialità e la fragilità dell’acquifero, incompatibile con la presenza di elevatissime concentrazioni di rifiuti ceramici tossico nocivi pericolosi sia per la fauna che per la flora oltre ai processi biologici legati alla presenza dell’uomo in palese violazione delle norme in vigore per i terreni aree verdi e industriali. Lo stesso Ministero dell’Ambiente in data 28 Settembre 2005 ha definito il sito: “…stante la elevata vulnerabilità idrogeologica della zona, la presenza di Boro e di elevate concentrazioni di Piombo e di altri metalli, di adottare misure idonee di messa in sicurezza d’emergenza finalizzate a minimizzare il contatto delle acque meteoriche con il corpo rifiuti, impedire l’accesso all’area e vietarne l’uso a scopo agricolo”, come anche ribadito dalla Provincia di Modena nel 2003. Aggiungiamo che il sito è stato coltivato dal 1984 al dicembre 2005 e solo in seguito alla Conferenza dei Servizi di Roma del Novembre 2005, causa dell’attraversamento dell’asse stradale Pedemontana, il Comune di Castelvetro di Modena ha emesso, come la CDS ha imposto, l’ordinanza di divieto di coltivazione agricola, il giorno 14 Dicembre 2005, (dopo 17 anni)'.
Le analisi private
'Sono stati prelevati dalla sponda del sito Frattina a diretto contatto delle acque del torrente, alcuni campioni in data 31 dicembre 2017 e primi giorni di gennaio 2018, e sono stati ricercati i metalli pesanti presso un laboratorio di analisi certificato, nonostante la caratterizzazione ARPAe Maranello escludesse tale presenza. In seguito alle analisi risulta evidente che la cava è a diretto contatto con il suo carico inquinante delle acque, sia sotterranee, che superficiali, dal 1976-1984, anno di riempimento, ad oggi (44 anni). La presenza emersa dalle analisi, di Piombo, Zinco, Cromo, Rame, Nichel, con queste concentrazioni appare incompatibile con le norme sanitarie, ambientali vigenti. Da tenere presente che il dilavamento in falda sotterranea in prossimità della sponda, deve avere avuto nell’arco del tempo (1976-2018) impatti disastrosi sull’ecosistema naturale. Il Ministero dell’Ambiente con nota 1456 del 15 Febbraio 2018, informato da noi della mancata bonifica del sito e dei risultati emersi dalle analisi, ha richiesto alla Regione Emilia Romagna ,Arpae,e Comune, chiarimenti in merito ricordando la necessità primaria della bonifica, certamente preoccupato degli esiti delle nostre analisi che dal punto di vista legale non hanno validità, ma enorme dal punto di vista indicativo'.
Conclusioni
'1) Siamo certamente in presenza di un delitto “storico” in materia ambientale in quanto esiste la compromissione e deterioramento dell’acqua, dell’aria, della terra, di un ecosistema, della biodiversita’ anche agraria, della flora e della fauna (disastro ambientale).
2) Non siamo in grado di definire, se il disastro in essere rientra tra:
a) L'alterazione irreversibile dell'equilibrio di un ecosistema
b) L'alterazione dell'equilibrio di un ecosistema la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali
Per tutto quanto sovraesposto chiediamo un intervento urgente di bonifica, da parte delle Autorità, al fine di limitare un inquinamento delle acque , dell’aria e dell’ambiente in toto, presente da decenni, nonostante il Ministero fin dal 1988 ne certificasse la presenza, e ne finanziasse la bonifica, mai attuata, certi che l’accertamento dei metalli pesanti direttamente presenti nel torrente con i livelli analitici ottenuti, mai rilevati dagli organi di controllo fino ad oggi, (vedi asportazione di 2 ton di amianto del 2015 su nostra segnalazione) possa portare ad una risoluzione immediata ed urgente del problema. Appare evidente che data la sottovalutazione del caso, emersa in 40 anni, non appare compatibile l’utilizzo di Arpae Modena e Maranello come Ente a fine conoscitivo.
Abbiamo informato - chiudono gli esponenti M5S - l’Ufficio delle Petizioni di Bruxelles, la Commissione ENVI di Bruxelles, il NOE di Bologna, il Corpo Forestale dello Stato, la Procura di Modena, il Prefetto di Modena, il Ministero dell’Ambiente, il Ministero della salute'.