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Organizzato per illustrare il piano di investimenti da sei milioni di euro per il potenziamento dell'ospedale di Pavullo, l'atmosfera del cinema teatro Mazzieri di Pavullo si è subito scaldata quando i dirigenti dell'Ausl di Modena hanno iniziato ad illustrare le cause ed il percorso che hanno portato alla chiusura del punto nascite di Pavullo. Quelli che più volte sono stati diffusi e pubblicati ma che per la prima volta sono stati illustrati, anche se a giochi fatti, anzi chiusi, direttamente ai cittadini pavullesi e del distretto montano. Dal numero di parti bel al di sotto dei 500 all'anno, alla mancata prospettiva di un aumento delle nascite. Elementi e numeri che non garantirebbero quegli standard di sicurezza (in una logica di equipe e di staff), che tutte le commissioni nascite a livello provinciale, regionale e nazionale, hanno posto come inderogabile.
Al punto da bocciare senza se e senza ma la richiesta di deroga che pur nella consapevolezza che i margini di successo non c'erano, la Regione, sotto la pressione delle opposizioni e dei comitati dei cittadini, aveva presentato alla commissione nazionale che, come prevedibile, ha dato il proprio parere negativo. Come girare il coltello nella piaga per i cittadini ed i comitati che per mesi si sono battuti per scongiurare la chiusura del punto nascita e per l'occasione vestiti con fasce e nastrini a lutto.
'Una 'sentenza' - l'ha chiamata il Sindaco di Pavullo Biolchini che in commissione sanitaria si era astenuto sul documento della riorganizzazione della rete sanitaria provinciale che prevedeva la scomparsa del punto nascita- che accetto e alla quale non mi oppongo. Sgombro subito il campo, non mi vedrete mai in manifestazioni di piazza.
Ciò su cui prometto il massimo impegno è per garantire che tutti gli investimenti promessi siano realizzati'
Primo botta e risposta tra platea ed esperti quando la responsabile del consultorio provinciale modenese e membro della commissione nascite regionale ha illustrato il piano di assistenza predisposto per tutte le donne residenti nelle zone dell'alto Frignano (circa 40 quelle previste) che potrebbero incorrere in oggettive difficoltà legate alla distanza dal più vicino centro nascite di Sassuolo. Un piano di assistenza che prevederebbe la georeferenziazione delle donne in gravidanza ed il monitoraggio di tutte le gravidanze, al fine di predisporre, in caso di parti a rischio, anche il trasporto anticipato in pianura e la predisposizione di una rete di assistenza, ache in caso di urgenze. Piano che i comitati denunciano non esistere allo stato attuale, nonostante la chiusura, già avvenuta, del punto nascite. Le rassicurazioni rispetto alla sopravvivenza e al potenziamento dell'ostetricia arrivano sempre dalla dottoressa Borsari: 'Tutto il percorso pre e post parto rimarrà presso l'ospedale di Pavullo dove l'unica cosa che non sarà possibile fare è partorire. Ma questo libererà il lavoro di professionisti che potranno essere dedicate anche alle visite che oggi registrano anche lunghe liste di attesa'
Redazione Pressa
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