Mezzetti ha usato il palco del più grande evento modenese, l'unico veramente nazionale, per dire cose giuste e anche coraggiose. Ha chiamato i fatti col loro nome, ha citato per intero il grido disperato di Primo Levi, ha recitato lo Shemà Israel, preghiera per eccellenza del Deuteronomio della tradizione ebraica.
Perchè se non fossero state 'coraggiose' le sue parole avrebbero ricevuto il consueto coro unanime di consensi e di apprezzamenti bipartisan. Avrebbero ricevuto gli applausi composti e annoiati del pubblico dei soliti personaggi con 'il naso corto' e di 'signore imbellettate'.
Invece parlare apertamente di genocidio, evocare in modo plateale il parallelo tra l'Olocausto patito dal popolo ebraico ad opera dei tedeschi all'Inferno creato da Israele contro i Palestinesi, fa discutere, scuote le coscienze. Eppure è la verità.
E non importa se tale verità venga strumentalizzata a destra o sinistra, in quella o questa piazza. Pur nella palude del relativismo, pur nella nebulosa che accompagna la parola stessa 'verità', esiste ancora una linea di demarcazione: quando i fatti rompono ogni barriera del decente, quando irrompono negli occhi degli osservatori comuni, quando costringono ad alzarsi dal divano delle proprie 'tiepide case', allora la Verità non si nasconde più. E non vederla, non indicarla significa essere in dolo e in malafede.
La Commissione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite, Amnesty International, la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei territori palestinesi occupati...
Mezzetti ha detto questo e lo ha detto dal palco della piccola Modena, usando lo strumento che aveva, il luogo che aveva, la voce che aveva.
Lo ha fatto nel silenzio del centrodestra, da Forza Italia a Fratelli d'Italia, piegate dai vincoli di un Governo costretto a camminare sulle uova per logiche di interesse economico e geopolitico e addirittura incassando la reprimenda della consigliera civica Maria Grazia Modena. Distinguo il suo - anche ben argomentato, intelligente e arguto, anche corretto quando cita il tema della cultura monopolizzata da una parte politica - ma che davanti all'orrore dell'abisso evapora.
Giuseppe Leonelli

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