Il caso Hera insegna, anche Seta va verso l'addio al controllo pubblico: Righi regista
A parole si mantiene la maggioranza pubblica, nei fatti si affida la governance al partner industriale privato. Lo ha scritto nero su bianco l’Antitrust su Hera
L’ordine del giorno sulla mobilità, approvato in Provincia e promosso dal sindaco carpigiano Riccardo Righi, va esattamente in questa direzione: fissare le linee guida della futura gara TPL, con il coinvolgimento dei Comuni e la solita rassicurazione sul mantenimento della governance pubblica. Ma basta leggere i numeri per capire: i soci pubblici di Seta hanno una risicata maggioranza del capitale, con Herm/Tper sopra al 40 per cento. Una minoranza qualificata che dà diritto a due consiglieri e alla nomina dell’amministratore delegato. In poche parole: la maggioranza è pubblica ma il timone è altrove.
E allora viene spontaneo chiedersi: perché questa ostinazione a dire che il controllo resta pubblico? Forse per le stesse ragioni che abbiamo visto in Aimag. Dove i numeri diventeranno quasi esattamente gli stessi. A parole si mantiene la maggioranza pubblica, nei fatti si affida la governance al partner industriale privato. Lo ha scritto nero su bianco l’Antitrust su Hera/Aimag, parlando di “controllo esclusivo” del socio privato. Su Seta il passaggio sarà ancora più sottile: basterà che la gara venga cucita su misura. E i Comuni resteranno formalmente proprietari ma sostanzialmente spettatori.
In questo quadro i ruoli politici sono ben definiti. E non è un caso che per entrambi i mondi sia Righi il promotore dell’ineluttabile cambiamento. Righi è il volto nuovo che piace, non troppo compromesso con il PD: l’uomo giusto per fare il lavoro sporco e suggellare gli atti più pesanti, senza portarsi dietro la diffidenza verso un navigato dirigente del partitone. Nel frattempo figure come Massimo Mezzetti, sindaco di Modena, agitano le acque, attaccando a destra e a manca fra epurazioni, nomine e corse fantasma su percorsi improbabili. Così che l’opinione pubblica si concentri sul rumore, non sulla sostanza.
Lo scopo? Preparare ottimi pacchetti aziendali grossi, centralizzati, con appalti già affidati, consegnabili chiavi in mano. Dicono sia per difendersi da operatori internazionali pronti a entrare sul mercato. O sarà forse per attirarli a condizioni più favorevoli, quando i giochi saranno fatti e i Comuni non conteranno più nulla?
E allora bando alle ipocrisie: qui si sta ridisegnando il potere, in chiave centralista e a beneficio di chi sa leggere e reggere le leve industriali e finanziarie. Ai Comuni resterà il compito di osservare. Ai cittadini, quello di pagare i biglietti del bus e le bollette, senza avere più nemmeno il diritto di alzare il telefono e farsi ascoltare.
Eli Gold
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