Mezzetti, infastidito dalle pretese Pd, dopo aver mal tollerato il balletto sui nomi e la forsennata caccia a una poltrona, ha dato ai Dem un segnale chiaro: va bene accogliere in giunta le solite pedine pesate col bilancino (Maletti espressione del mondo curiale, Venturelli ex Ds forte di preferenze incrociate, Guerzoni per l’area Muzzarelli, Bortolamasi per l’area Bonaccini), ma poi sulla spartizione delle deleghe si è ‘vendicato’. Togliere alla Maletti il welfare è stato uno smacco non da poco (non certo compensato dalla sterile carica di vicesindaco), così come imporre alla urbanistica un nome di rottura come quello di Carla Ferrari ha spiazzato
I Dem hanno incassato, gratificati anche dalla esclusione di Andrea Bosi, vissuto da sempre come corpo estraneo in casa Pd e che ora - a causa della sua enorme agitazione nel tentativo di entrare in giunta - rischia anche di perdere la poltrona da presidente del Consiglio Comunale. Una accettazione che - a ben vedere - era tutt’altro che scontata considerato il boom di voti ottenuti dal partito della Schlein.
Ma Mezzetti non si è fermato qui. Ha rinunciato clamorosamente a Modena Civica spingendola alla opposizione, ha accettato di inserire in giunta l’amico Paolo Zanca anch’egli inviso al Pd, ha preteso la staffetta Moretti-Ferraresi nei 5 Stelle e ha tinto ancor di più di Verde la giunta con Molinari. Come capo di gabinetto infine Solomita, apprezzato dal primo cittadino non tanto come segretario ma sotto il profilo personale. Insomma elementi per cambiare passo ve ne sono tanti rispetto al regno di Muzzarelli. Vedremo se il nuovo sindaco manterrà le promessa di un inizio estate che profuma più di fresco del previsto.
Giuseppe Leonelli