cara assessora Camporota,
cari gestori di cooperative ed esperti in sociologia da salotto, basta. Basta con il disco rotto della “disuguaglianza sociale” per giustificare il degrado, le aggressioni, le baby gang, lo spaccio, la paura. Non se ne può più.
A Modena ormai siamo ostaggi della vostra ideologia: ogni volta che accade qualcosa – una rissa, un furto, un pestaggio – ecco che puntualmente arriva la spiegazione: “disagio”, “fragilità”, “esclusione sociale”. No, signori miei. Qui manca lo Stato. Qui manca il coraggio. Qui mancate voi.
Al Residence delle Costellazioni, dove “accogliete” i vostri protetti, si lanciano rifiuti dalle finestre. Scene da favelas, altro che welfare. Ma che importa? L’importante è tenere in vita la solita narrazione: il povero contro il privilegiato, il migrante come eterno innocente, il teppista come vittima del contesto.
La verità è che non siete più in grado di garantire sicurezza, ordine, decoro. Non sapete imporre nemmeno le regole più elementari del vivere civile. E allora, di fronte al vostro fallimento, vi rifugiate nella solita storiella del sistema che esclude. Come se i cittadini onesti fossero colpevoli di esistere.
Nel frattempo Don Mattia Ferrari, con la solita retorica disarmante, continua a rappresentare il volto buono dell’ideologia dell’accoglienza ad ogni costo, quella che giustifica tutto e non risolve nulla.
E intanto i cittadini?
Questa non è sinistra. Non è solidarietà. Non è progresso. È ipocrisia. È viltà. È complicità travestita da umanità.
Se aveste un minimo di responsabilità istituzionale, vi dimettereste. Non perché ve lo chiede un cittadino arrabbiato. Ma perché siete stati messi lì per tutelare la comunità, non per scaricare le colpe e aggrapparvi al pietismo ideologico. La sinistra che difende l’indifendibile, che giustifica chi distrugge, che abbandona i quartieri nel degrado, ha perso ogni credibilità. E non si ricostruisce con le conferenze stampa.
Uno dei tanti modenesi che non ha più voglia di stare zitto