Caro direttore,
Nell'augurarle buon inizio d'anno, vorrei soffermarmi sulla presenza stranieri nella nostra regione. Non scomodo l'ambito nazionale, che non se la passa meglio, e parto dai gravi fatti di Villa Verucchio. Non era difficile immaginare che la comunità di appartenenza dell'attentatore ucciso non pronunciasse parole di condanna nei suoi confronti, con addirittura qualcuno che parla di giustizia, ribaltando le parti dell'offensore e dell'offeso.
È sconsolante dover constatare che, a fronte di uno spirito di accoglienza manifestato da ognuna delle venti regioni italiane, il contraccambio sia questo.
Ieri, domenica 5 gennaio, ero ad acquistare dei biglietti in autostazione a Modena: a parte essermi sentita straniera in terra natia perché non c'era un italiano, ho potuto constatare il dispregio di molti avventori nei confronti della struttura, tra buste con cibi consumati lasciate sulle panche, giri all'impazzata dentro e fuori dalla struttura alla ricerca di chissà che cosa, formazione di gruppetti in cui la parola integrazione è assente, perché non c'era un italiano contato sulle dita di una mano.
Mi hanno dato molto fastidio l'assenza di forze dell'ordine (anche la solita camionetta dell'esercito non era presente) e la scarsissima illuminazione: uno non può precludersi la fruizione di certe aree cittadine alle cinque del pomeriggio. E questo lo dico non solo alla presente amministrazione, ma anche a chi l'ha mandata al governo.
Rammarica la pressoché totale trattazione dell'argomento da parte dei mass-media e il voltarsi dall'altra parte dei cittadini, che pensano di vivere in un mondo perfetto fintantoché la loro sfera personale non viene intaccata.
Ci si dimentica che l'ipocrisia è l'omaggio che la verità rende all'errore.
Cordiali saluti
Ottavia Proietti
Modena, in autostazione mi sento straniera in Italia

Anche domenica assenza di forze dell'ordine (anche la solita camionetta dell'esercito non era presente) e scarsissima illuminazione
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