una volta c'era La Pressa, quotidiano indipendente senza padrini né padroni che cercava di aprire uno squarcio sulla cappa oscurantista dell'informazione mainstream a livello locale e nazionale.
Poi, dopo le elezioni comunali del 2024 qualcosa si è rotto nel rapporto con Negrini, di conseguenza con Fratelli d'Italia locale e nazionale, quindi ora la Meloni è la causa di tutti i mali, italiani e mondiali.
Prima o poi qualcuno darà delle spiegazioni su questa rottura.Arriviamo ad oggi ed anche La Pressa ripete, amplificandolo, il messaggio mainstream sulla negatività dall'attuale governo: si denunciano bassi salari, con discorsi che fotografano solo l'attuale disagio, senza minimamente cercare di individuarne le cause.
Strumentalmente, solo per colpire Meloni.Non si parla del dumping economico e salariale a livello mondiale che ha determinato l'entrata della Cina nel WTO (per chi non lo sapesse, in Cina i lavoratori sono quasi schiavizzati, come confermato dalle indagini della magistratura su aziende cinesi presenti in Italia), non si parla del dumping salariale importato in Italia con gli immigrati irregolari i quali (se va bene e non vengono reclutati dalla malavita) accettano qualsiasi lavoro e qualsiasi retribuzione, non si accenna minimamente il fatto che a causa delle scellerate politiche formative, sociali ed economiche degli ultimi
In Italia ci troviamo con prodotti i quali faticano a competere con analoghe produzioni straniere.Tutto ciò ha come conseguenza che l'unico segmento della catena produttiva che si può comprimere per cercare di vendere qualcosa fuori dai confini è quello dei salari.
Ricordare le strategiche svalutazioni della lira del secolo scorso?
Una cosa del genere.Tutta colpa della Meloni che governa da poco più di due anni?
Grazie per l'attenzione.
Cordialmente,
Roberto Malavasi - Albareto Gentile lettore, La Pressa continua ad essere quello che è sempre stata. Il non avere padrini e padroni significa esattamente quello che lei ha descritto criticandolo, legittimamente. Continueremo a fare questo, ad evitare etichette e a correre il rischio di sbagliare. Ma sempre in proprio. Ovviamente fino a quando potremo farlo.
Grazie della sua lettera.
Giuseppe Leonelli