Nelle casse di Amo, l’agenzia per la mobilità partecipata dai comuni e dalla provincia di Modena,
mancherebbero 400mila euro. Un ammanco dovuto agli strani movimenti di un dipendente infedele. Si parlerebbe di 160.000 euro per il solo 2024 e 240.000 per i precedenti.Amo è amministrata da Stefano Reggianini, avvocato modenese. Che negli anni è stato Sindaco di Castelfranco, consigliere provinciale, consigliere Atersir. Ed è appena stato nominato Segretario provinciale del PD. Presto Reggianini lascerà il posto a Andrea Bosi, già assessore a Modena, sempre del PD. Ma le porte girevoli ci sono anche per i dirigenti: uno per tutti quell’Alessandro Di Loreto che è stato assessore a Correggio giusto negli anni della En.Cor., poi direttore generale di Amo fino a fine 2023 e oggi è assessore nella giunta del sindaco PD Riccardo Righi di Carpi.Ora le domande sono diverse ma sintetizzabili in una: chi risponderà dei 400.000 euro? Perché i soldi non sono stati sottratti nottetempo dalla cassaforte ma, come scrive la presidente del collegio sindacale Daniela Manicardi, attraverso “una serie di pagamenti con beneficiari soggetti terzi con movimenti non coerenti con l’attività sociale”. Nessuno che negli anni si sia mai accorto di nulla?
È vero che 400.000 euro costituiscono solo l’uno per cento del bilancio annuale di Amo e che se i pagamenti sono fortemente parcellizzati è difficile il loro controllo. Ma è anche vero che oggi come oggi tutte le società, seppur in ristrettezza di personale, hanno adeguati strumenti di pianificazione e controllo, uffici acquisti centralizzati, supervisori interni o esterni – e se non li hanno, possiamo almeno provare a supporre che vengano chiamati in causa in termini di vigilanza anche l’amministratore unico e il direttore generale?Lasciando stare Di Loreto, che è comunque un tecnico prestato alla politica, e senza voler criticare né colpevolizzare Reggianini, che conosciamo bene come figura esperta e capace, il punto però è: perché questi incarichi di vertice delle società partecipate, degli enti controllati, delle fondazioni bancarie, delle università, delle scuole e di ogni altra istituzione possibile devono essere monopolizzati dal PD? Perché devono essere sempre e solo assegnati a figure politiche alle quali, cascasse il mondo, nessuno chiederà mai davvero conto della gestione? Perché una volta è Amo, una volta è Aimag, ma i comuni devono sempre rincorrere e nessuno ne risponde mai. Anzi.In condizioni normali, una volta accertato a bilancio l’ammanco, i comuni soci di Amo dovrebbero avviare un’azione di responsabilità nei confronti dell’amministratore, che dovrebbe chiarire in giudizio o comunque con l’ausilio di una terza parte quanto accaduto.
E se, del caso, forse risponderne di persona o con la propria assicurazione. E non chiuderla a tarallucci e vino, nascondendosi dietro i tempi della magistratura e alla piena fiducia a prescindere. Perché attenzione: la responsabilità è insita nel ruolo, dipendenti infedeli o meno. Si viene pagati per quello e i soldi sono buoni. Se non si tollera il rischio non si faccia l’amministratore.Ma quale sarà mai il sindaco PD che chiederà conto, ovviamente solo in termini di attività di controllo, al suo segretario provinciale – e amico personale - Reggianini di quei 400.000 euro?
Eli Gold