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Tre città, tre inceneritori, tre risposte diverse

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Livorno, Modena e Parma hanno in comune la presenza di un inceneritore nel loro territorio comunale, ma con sostanziali differenti approcci


Tre città, tre inceneritori, tre risposte diverse
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Livorno, Modena e Parma hanno in comune la presenza di un inceneritore nel loro territorio comunale, ma con sostanziali differenti approcci alla loro gestione da parte dei relativi sindaci. Una recentissima uscita del sindaco di Livorno sulla sua pagina Facebook  permette lo spunto per un confronto.
In sintesi le tre posizioni sui rispettivi inceneritori:
LIVORNO: Tra poco lo spengono. Il 2 maggio 2019 il sindaco ne annuncia il completo spegnimento a fine 2021. Da notare che è il Comune stesso proprietario in toto dell’impianto, tramite la ex municipalizzata AAMS.
PARMA : Da anni brucia molto meno del massimo possibile. Dal 2016 il sindaco ne ha autoridotta la portata del 35% (60.000 t/a in meno) con uno specifico accordo ottenuto con Iren e la Regione.
MODENA: Brucia a più non posso, anche tanti rifiuti da fuori Modena. Dal 2011, nonostante l’indagine Moniter sui danni alla salute da inceneritore a Modena.

Il bruciato è stato fatto aumentare di circa  40-50.000 t/a, ricorrendo a una forte importazione di rifiuti da fuori Provincia, che ora sono circa il 40-45% del totale. 

IN DETTAGLIO

LIVORNO 2019 - 2 Maggio  Il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, con un annuncio su Facebook annuncia la chiusura definitiva a fine 2021 del locale inceneritore, con un testo molto chiaro e semplice, riportato sotto, che condividiamo in pieno e ci piacerebbe ascoltare anche dalle nostre parti.


L’inceneritore di Livorno esiste dagli anni 70, più o meno come a Modena, quindi anche i polmoni dei modenesi hanno già dato. Ha una portata di circa 65.000 tonnellate/anno, come quello di Modena alle origini prima dei due raddoppi fatti nel  1993 e nel 2010. E’ appunto di proprietà del Comune di Livorno, tramite la ex municipalizzata AAMS, per cui con questa mossa “rinuncia” ai proventi economici da incenerimento di rifiuti altrui a favore di criteri di salute e sostenibilità.

PARMA si autoriduce la portata del 35% con un accordo con la Regione e Iren.
2012: Viene eletto Sindaco di Parma Federico Pizzarotti.
2012: Parte la raccolta differenziata domiciliare a Parma.
2014: Entra in funzione il nuovo inceneritore da 190.000 tonnellate anno.
2016: 2 febbraio, come logica conseguenza del miglioramento della raccolta differenziata il comune di Parma ottiene dalla Regione e da Iren, il locale gestore dei rifiuti, la riduzione del bruciato di ben 60.000 tonnellate, scende da 190.000 a 130.000 t/a perseguendo uno: “schema di accordo per la tutela ambientale attraverso la gestione sostenibile dei rifiuti nel territorio della Provincia di Parma”
2017 giugno: Federico Pizzarotti viene rieletto Sindaco di Parma.
2018 luglio: Viene rinnovato l’accordo, appena scaduto, fino a tutto il 2020 per l’autolimitazione a 130.000 t/a da bruciare all’inceneritore.

Dimostrando che anche in presenza di un impianto nuovo, quindi con un importante investimento da ammortizzare, è possibile da parte del Sindaco fare passare  logiche di “tutela ambientale” e “gestione sostenibile dei rifiuti” bruciando meno. Questo, come è giusto che sia, senza timori reverenziali nei confronti di una grossa multi-utility, IREN, con ricavi da oltre 4 miliardi di Euro (2018) proprietaria dell’inceneritore. Timori nemmeno verso la Regione Emilia Romagna nella sua veste di Ente pianificatore dei flussi di rifiuti regionale. Giusto per rendere l’idea Hera si attesta su circa 6,6 miliardi di euro (2018).

MODENA: al contrario dei precedenti in città non si spegne l’inceneritore e nemmeno si riducono i rifiuti bruciati, anzi,  addirittura si aumenta l’importazione di rifiuti da fuori Provincia e destinati al nostro impianto, pur di usarlo al massimo. Difatti attualmente circa il 40-45% dei rifiuti viene fatto arrivare dall’esterno pur di usare al massimo l’impianto, come da grafico e tabella sottostanti.



2010 Aprile : va a regime il raddoppio dell’inceneritore, ora è tecnicamente possibile bruciare fino alle 240.000 t/a da tempo autorizzate.
2011- 2 Dicembre (la riga verticale a puntini rosa nel grafico sopra): vengono presentati pubblicamente i risultati della indagine “Moniter”.
Indagine dedicata a valutare l’impatto sulla salute degli inceneritori della Emilia Romagna, finanziata dalla Regione stessa e con la partecipazione delle Asl delle città interessate (https://www.arpae.it/moniter/).
Questo una delle diapositive finali dove, purtroppo, vengono segnalati problemi oncologici a Modena causati dall’inceneritore.




Lo stesso giorno la Regione Emilia Romagna fa sue le conclusioni della indagine Moniter, con un comunicato ufficiale in cui anch’essa “ammette” la associazione tra patologie tumorali e l’inceneritore di Modena.

2012-13-14-15-16-17-18… A Modena succede qualcosa di tuttora incomprensibile: dal 2011, uscita degli di esiti Moniter,  tutti gli aventi titolo sanno che l’inceneritore di Modena fa male alla salute ma negli anni successivi non solo non vengono diminuite le quantità bruciate, o quanto meno lasciate invariate, ma addirittura fatte aumentare a Hera di circa 50.000 t/a, come se Moniter non fosse mai esistito. I danni alla salute non sono il solo motivo per cui abbandonare l’incenerimento dei rifiuti, ma purtroppo nemmeno la loro “certificazione”  riesce a fare desistere dal far bruciare sempre più rifiuti a Modena.

 Conclusioni

Dei tre Comuni considerati due, Livorno e Parma, ben spronati in ciò dal rispettivo sindaco hanno riconosciuto che la pratica dell’incenerimento è dannosa per molteplici aspetti e quindi da abbandonare/limitare. Postosi con chiarezza tale obiettivo lo hanno ottenuto. Questo anche quando l’amministrazione è proprietaria dell’impianto, come nel caso di Livorno e quindi rinunciando al business del bruciare rifiuti altrui. Parma invece non ha avuto problemi reverenziali a confrontarsi con Regione e Iren pur di ottenere l’obiettivo di una forte riduzione del bruciato, ottenendolo. Dimostrando entrambi  che se un Comune, sindaco in testa, vuole ridurre i rifiuti bruciati sul suo territorio, può. In pratica ridurre il bruciato è innanzitutto un problema di volontà politica: c’è o non c’è. Solo poi vengono le cifre, le tonnellate, le percentuali di raccolta differenziata... Le amministrazioni comunali succedutesi negli anni a Modena non hanno mai espresso la volontà di diminuire le quantità bruciate pur in presenza di danni alla salute certificati da Moniter. Probabilmente facendo prevalere l’aspetto “business” su ogni altra considerazione.
In sintesi a Modena tra “Marx” e “Il Capitale” per ora sta vincendo “Il Capitale”. Con buona pace della tutela della salute e sostenibilità ambientale tante volte sbandierate ma rimaste solo vuote parole.
A spese di tutti noi.

Mauro Marverti - Comitato Modena Salute e Ambiente


Redazione Pressa
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