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'La ricerca e la scienza ci hanno consegnato, molto prima di quanto si potesse sperare, l'opportunità dei vaccini. Sprecarla è anche un’offesa a chi non l’ha avuta e a chi non riesce oggi ad averla'. 'Ha scelto di vaccinarsi la quasi totalità degli italiani, li voglio, ancora una volta, ringraziare per la maturità e per il senso di responsabilità dimostrati'.
Ha usato queste parole ieri, nel suo discorso di fine anno, il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Un discorso che ha ottenuto plausi bipartisan, ma che - a ben vedere - contribuisce a rimarcare quella linea di frattura che sta dividendo una parte di cittadini (la maggioranza) che hanno scelto di vaccinarsi, da una parte (minoranza) che non lo ha fatto, senza per questo infrangere nessuna norma.
Un discorso di fine anno che, invece di usare parole di conciliazione e riappacificazione nazionale, allarga questa ferita e divide gli italiani in buoni e cattivi. I buoni ('la quasi totalità') vengono ringraziati da Mattarella, i cattivi vengono accusati di 'offendere' dal Presidente della Repubblica.
Tutto senza citare minimanente le forzature democratiche che sono state messe in campo per 'obbligare' quei cittadini a fare una scelta sanitaria, una decisione da molti presa in modo autonomo, ma che tanti viceversa hanno vissuto come una vera e propria imposizione. Tutto senza citare le discriminazioni subite da ragazzi minorenni costretti ad accettare le scelte dei genitori. Tutto senza aprire una riflessione sulla criminalizzazione del dissenso nella quale il nostro Paese sta scivolando.
Insomma il Capo dello Stato italiano, da Presidente di tutti è divenuto Presidente solo dei vaccinati, senza - lo ribadiamo - che i non vaccinati abbiano commesso alcun crimine. Una deriva che non può non lasciare sgomenti.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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