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Oggi alle 16 inaugura a Modena al Baluardo della Cittadella la mostra storico-documentaria voluta dalle Fondazione Democratiche emilianoromagnole aderenti all’Associazione Berlinguer in occasione del centenario del PCI. Inizia un percorso che porterà l’esposizione ad essere allestita, nel corso del 2021, in tutte le principali città emiliano-romagnole.
Il lavoro, sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna e dal Ministero dei Beni culturali, è stato concepito e realizzato in collaborazione con la rete regionale degli Istituti storici della Resistenza, la rete Archivi UDI Emilia-Romagna, la Fondazione Oriani di Ravenna e l’Associazione Clionet, specializzata nel settore della Public History.
Attraverso videointerviste, fotografie e documenti, biografie e luoghi-simbolo viene ricostruita la storia del Partito comunista nella dimensione regionale dal 1921 al 1991. Il percorso espositivo, curato da Carlo De Maria (Professore Associato di Storia contemporanea all’Università di Bologna), con la collaborazione di Eloisa Betti, Mirco Carrattieri e Tito Menzani, è diviso in due sezioni.
La prima parte della mostra, dedicata alle fasi storiche, si snoda dalle origini del Partito comunista, negli anni concitati che seguirono la Prima guerra mondiale e la Rivoluzione russa, alla lotta contro il fascismo, fino al movimento partigiano, di cui il Pci fu la guida riconosciuta, e alla costruzione della democrazia.
In Emilia-Romagna, una terra dalle forti tradizioni autonomistiche e associative, il Partito comunista cresce e si radica più che altrove, rappresentando il pilastro principale dell’organizzazione nazionale in termini di iscritti, assumendo alcune caratteristiche peculiari che tratteggiano un “modello” di governo locale. La parabola del PCI si esaurisce in un frangente storico, gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, nel quale è un’intera epoca a finire: in Italia, in Europa e nel mondo.
Tra il 1946 e il 1950 si svolsero ai Giardini Pubblici di Modena le prime feste provinciali dell’Unità dell’immediato dopoguerra
La seconda parte della mostra ha, invece, una impostazione tematica e tratta numerosi aspetti della storia sociale, culturale e politica del PCI emiliano-romagnolo: l’attivismo femminile, il modello di welfare territoriale, la questione giovanile, le comunità operaie, gli aspetti della socialità legati alle feste de l’Unità e alle case del popolo, le scelte economiche relative al mondo della cooperazione, a quello delle piccole e medie imprese e alla società dei consumi, fino ad arrivare ai rapporti internazionali intessuti dal PCI emiliano-romagnolo, che attraverso Regione ed enti locali fu capace di sviluppare, per così dire, una propria “politica estera”. Un tassello del percorso espositivo è, infine, dedicato a “eretici” e “dissidenti” che hanno contribuito a movimentare, criticare ed arricchire la vita della sinistra lungo il Novecento.
All'inaugurazione di oggi sarà presente il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, Mauro Felicori, assessore alla cultura e paesaggio della Regione Emilia-Romagna, Francesco Giasi, direttore Fondazione Gramsci Onlus Roma e Ugo Sposetti, presidente Associazione Enrico Berlinguer di Roma.
Alle 17.30 interverrà, in collegamento video l'ultimo segretario del PCI Achille Occhetto, presentando il suo saggio “Una forma di futuro. Tesi ed antitesi sul mondo che verrà”. Ne discute con l’autore Lorenzo Bertucelli, direttore Dipartimento Studi Linguistici e culturali Unimore.
Nella foto in alto: nel marzo 1922 il primo congresso clandestino della Federazione Comunista di Modena si tenne nel quartiere Mulini Nuovi di Modena