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I numeri sono impietosi e danno il senso di quanto le politiche culturali a Modena siano lontane dal valorizzare anche solo minimamente il patrimonio di intelligenza e professionalità che la nostra città potrebbe esprimere. Dopo il flop delle mostre al Mata (clamoroso quello del Manichino della Storia targato Mazzoli e Bottura) la nascita della Fondazione Arti visive doveva rappresentare una sorta di new deal per mettere a sistema i principali istituti culturali (Galleria civica, Fondazione fotografia e Museo Figurina) e invece la situazione è peggiorata.
A dirlo sono prima di tutto i numeri che, certo non sono tutto, ma qualcosa significheranno.
La mostra Adunanza di Adelita Husni-Bey a cura di Diana Baldon, direttrice della Fondazione Modena Arti Visive, e Serena Goldoni è ospitata alla Palazzina Vigarani esattamente da un mese. Complessivamente ha registrato finora 464 ingressi per la maggior parte omaggio, per un incasso totale di 420 euro.
Poco meglio per la mostra personale di Sharon Lockhart al Mata che ha incassato circa 1200 euro e per Rivoluzioni, Ribellioni, cambiamenti, utopie alla Galleria civica.
Numeri impietosi che si sommano a un malessere crescente nei confronti della stessa Baldon. Scelta per dirigere il nuovo super ente a ottobre 2017, la 44enne Baldon riceve un compenso da oltre 80mila euro e il benefit di una abitazione in città che però di fatto non sfrutta vivendo prevalentemente all’estero e gestendo il suo incarico con riunioni via Skype. Una assenza che ha messo in seria difficoltà i dipendenti stessi della Fondazione Arti visive che con sconcerto hanno prima registrato l’imbarazzo col quale venne gestita la mostra di Ad Reinhardt (della quale La Pressa ha dato conto), poi fotografato la scelta di arrivare fisicamente a Modena per la mostra Adunanza appena tre giorni prima della inaugurazione e oggi constatano la decisione della Baldon di annunciare la sua assenza da Modena fino a settembre.
Una latitanza della direttrice che rende ancor più visibile il vuoto culturale modenese. Con il nuovo contenitore della Fondazione Arti visive che si mostra per quello che è (un modo per la Fondazione Crmo di liberarsi del fardello della Fondazione fotografia e per risparmiare risorse), con il sindaco Muzzarelli lontano anni luce da qualsiasi aspirazione e attitudine artistica e con l’assessore Cavazza sempre più smarrito.
Leo
Redazione Pressa
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