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Si è chiusa il 28 marzo la fase preliminare della Conferenza dei Servizi sull'ex Sant'Agostino, con un esito importante, la richiesta del Soprintendente Malnati di ulteriori indagini stratigrafiche,di natura archeologica per accertare la presenza eventuale di mura bassomedioevali. A nostro parere le richieste della Soprintendenza hanno una valenza tale che potranno, a seguito del loro possibile ritrovamento, mettere in seria discussione la realizzabilità degli interventi di ristrutturazione edilizia. Ciò significherebbe in pratica una totale revisione progettuale, con il ritorno in Conferenza dei servizi per valutare finalmente un “progetto” in cui la famosa Variante Urbanistica va a farsi benedire. Di fatto squagliando come neve al sole le ultime rassicurazioni, soddisfazioni e distinguo manifestati anche questa volta dall’amministrazione e dalla sua maggioranza.
Conferenza dei servizi
In effetti, par di sognare, il gruppo consiliare “Mpd- Art1”, capitanato dal consigliere Trande, già ex capogruppo del Pd, dice di essere soddisfatto dalla chiusura della prima fase preliminare della Conferenza dei servizi sul Sant’Agostino che a suo parere ha prodotto interessanti novità da valutare ben bene quando invece queste novità non solo non sono rose e viole ma forse tante spine. Emblematico il “silenzio assordante” in merito della Fondazione Cassa. In altre parole “Mdp-Art1 si avvede solo ora che l’assessorato alla cultura modenese, non si occupa più direttamente delle politiche culturali, uno dei primari servizi pubblici infatti da molto tempo esternalizzato. E che il Polo dell’Immagine contemporanea o FMAV è nei fatti un ente privato, nato a tavolino, dove la Fondazione Fotografia ha inglobato la Civica e il Museo della Figurina, mentre andava fatto esattamente il contrario e che le prove tecniche di trasmissione, ovvero di privatizzazione della cultura sono già in essere da anni con l’affidamento alla Fondazione del Foto Museo Panini che da allora pare non sia mai esistito.
Si accorgono anche, stando alle indicazioni uscite dalla prima fase preliminare della Conferenza dei servizi, ( la quale non è per nulla finita ne conclusa e che molta strada ancora l’attende ) che il progetto originario del S. Agostino, il famoso dall’impronta della Aulenti, è senz’altro da rivedere al fine salvaguardarne la sua identità e dei suoi caratteri architettonici. Non solo deve essere sfuggito loro che l’intero complesso monumentale del Sant’Agostino, è elemento costitutivo del tessuto edilizio del centro storico, meritevole di tutela in sé per essere parte fondamentale dell’antico insediamento urbano poi perché stiamo parlando di una delle più pregevoli e quasi intatta architettura ospedaliera sette-ottocentesca a livello nazionale.
Beh, verrebbe da dire meglio tardi che mai,giusto? E no, sarebbe troppo facile! Perché è prima di tutto necessario riconoscere ad altri il richiamo che per anni hanno lanciato invano sull’errata impostazione del famoso progetto di recupero del S. Agostino e che per questo sono stati tacciati di essere dei “distruttori “ difendendone la sua storia e identità, che è anche storia pregnante della città.In altre parole va riconosciuto il merito ha chi ha impugnato l’operato della passata amministrazione, vincendo su tutta la linea il ricorso al TAR dell’ER.
Questo perché la Giunta comunale, e chi rappresentante democraticamente eletto, negli ultimi tempi spesso prendono decisioni ( che sfociano in relative realizzazioni ) che sono risultate poi viziate sotto il profilo delle mancate tutele ai vari patrimoni privati e pubblici, ambientali, culturali e storici denotando una certa leggerezza e poca consapevolezza.
Distruttori che tutelano e costruttori che demoliscono
Il “distruttore”, alias Italia Nostra per anni, instancabilmente ha denunciato l’evidente passar la mano al privato delle politiche culturali, ( nel nostro caso alla FCRMO non legittimata a declinarle , ma solo a finanziare progetti meritevoli del territorio), che sono esclusiva prerogativa dell’ente pubblico. Sin dalla nascita della Fondazione Fotografia infatti, FCRMO per realizzare la sua importante collezione autoriale, ha dirottato ingenti somme pubbliche che erano da destinarsi a progetti giustappunto del territorio. E tale monito non proveniva dall’associazione dei tarallucci (con tutto il rispetto se esistente) ma da Italia Nostra, che è una associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico artistico e naturale della Nazione, riconosciuta persona giuridica con decreto del Presidente della Repubblica n. 1111 del 1958.
Alla quale la Giunta e la sua maggioranza ha negato la partecipazione anche come semplice uditore alla Conferenza dei servizi, unitamente agli Amici del S. Agostino ( ASA). Dissero che le norme non lo consentivano, quando le stesse norme e tante amministrazioni nel resto d’Italia, la invitano e la ammettono ai tavoli decisori quando si tratta di importanti valori storici e culturali da tutelare, diversamente da quanto invece è successo a Modena. Una negazione poi in favore della farsa delle audizioni nel segreto del confessionale: e allora che “progetto partecipato' è alla fin fine se si rifiuta e non ci si avvale dei contributi della cittadinanza e in particolare di quelle associazioni che sono state costantemente e significativamente presenti in questa discussione come in tutte le altre a difesa del patrimonio storico e culturale? L’ammissione di converso avrebbe garantito quella condizione di pubblicità, di apertura dell’amministrazione al confronto democratico con un’opinione pubblica competente e più che motivata per concorrere alla migliore soluzione corrispondente interesse della città e senza conflitti di interesse come invece poi si è visto.
Così, dopo un bel lasso di tempo dove si è dormito sonni beati, ecco d’un tratto che si afferma la necessità di riprendere e riportare dentro la sede preposta, cioè il consiglio comunale, il dibattito sulla cultura, sul progetto del S. Agostino- Estense, che non è solo urbanistico ma anche guarda un po’ …..progetto culturale.
Mattoni, cultura e acqua di rosa
Italia Nostra , da sempre a rilevare e sottolineare che c’era da tutelare il complesso del S.Agostino; che mancava ed è tutt’ora è nebbia fitta sul ” progetto culturale”, prioritario al progetto architettonico o del mattone milionario, che tutto ciò andava realizzato e dibattuto in totale condivisione e trasparenza con la comunità e in consiglio comunale, indipendentemente della sua incalcolabile valenza, ma solo perché progetto pubblico, di grande impegno per il futuro della città. Italia Nostra, l’ha ripetuto pure in presa diretta, invitata con gli ASA all’audizione dello ormai percorso partecipato “all’acqua di rosa” per il progetto agostiniano.
Senza contare interventi e articoli puntuali sul tema da diversi professionisti e competenti di chiara fama, fra cui il prof. Salvatore Settis, Adriano Prosperi, l’ex soprintendente di Modena Jadranka Bentini, il prof.StéphaneToussaint , l’ex vice direttrice della Biblioteca Estense Annarosa Venturi, Elio Garzillo, Vittorio Sgarbi e da tanti altri cittadini che hanno solo il merito di avere spiccata sensibilità, senso civico e che per competenza, esperienza su questi ed altri temi di sviluppo urbano e comunitario hanno sempre fatto sentire la loro voce ed il loro parere, come fra gli altri Lorenzo Carapellese e Giovanni Finali e tanti altri ancora.
Lo stesso ha fatto sin dagli esordi il gruppo consiliare M5S (a cui sono state bocciate quasi tutte le istanze). Per troppo tempo tutte queste voci, sono state inascoltate con evidente fastidio, o sempre viste come la voce dei gufi.
Non era forse nella stessa maggioranza l’ora “Mdp-Art1” quando con motu proprio, il nostro primo cittadino vi ( ci ) ha propinato il Mata e la sua Storia del manichino, di cui il fiero destriero attende silente la sorte? Per seguire ai Giardini Ducali con la parodia dell’EXPO milanese, l’esproprio della Palazzina Vigarani alla Galleria Civica, allora diretta dal bravissimo Marco Pierini, poi dimessosi che sta facendo faville alla direzione del Museo dell’Umbria. Silenzio allora su tutta la linea, che si chiama ora come allora assenso.. Che dire poi della mostra “ Agonismo “ realizzata trasferendo le figurine dal Museo della Figurina al Mata, curata e strapagata al giornalista-curatore ?
A proposito poi della gestione e qualità delle politiche culturali , per tutto ciò “ora si rende necessario un ritorno centrale e attivo dell’assessorato” : interessante a tal fine la dichiarazione dell’anno scorso dell’assessore Cavazza…. “ Non è più l'assessore che decide dove vanno le risorse, ma sono i tecnici e gli esperti che lavorano in nome della trasparenza e della qualità'.
Chi sono questi tecnici ed esperti? Chi li ha scelti? Non risulta nulla. E allora qual è il ruolo dell'assessore? Non è forse l’assessore nominato per delineare politiche che esprimano degli obiettivi culturali di forte valore sociale? Chi sorveglia e garantisce che gli investimenti nella cultura avranno l'orientamento e la capacità di sostenere lo sviluppo della città (e della cittadinanza) non solo sul piano economico, ma appunto anche sul piano della crescita culturale della comunità.? Che del resto è quello che ci si aspetta dagli assessorati della sanità, dell’istruzione, della mobilità...
Noi invece abbiamo l’assessore che abdica e passa la palla ai 'tecnici ed esperti'. Quindi siamo alla delega delle funzioni della politica e delle policy: una liberalizzazione esplicita che vale come una sorta di liberazione di un fardello troppo pesante per questa amministrazione e la sua maggioranza.
Confluenze, liberalizzazioni e liberazioni
Se ne ha avuto riscontro con “La Galleria Civica” volutamente tenuta per quasi tre anni senza guida che nei fatti ne ha decretato la sua fine, delegittimata da un concorrente che in tutta sincerità ne resta inafferrabile l’utilità, poi offuscata dalla decennale coabitazione forzata con la Fondazione Fotografia.Questa operazione rimane una macchia indelebile perché oltre ad anticipare passi successivi noti, si è disconosciuta la storia culturale di un primario istituto civico che è anche una bella fetta di storia collettiva e comunitaria della nostra città a cui tantissimi artisti e cittadini hanno preso parte.
Allora il gruppo “Per me Modena”,ancora lontano dal convolare a nozze, rifletteva a mezzo stampa sui risultati e continuità per la città sommando mostre e contenitori, al di là dell’evento.
Favorevoli loro alla costituzione del Polo dell’Immagine Contemporanea, di cui solo oggi se ne rileva l’inclinazione a logiche privatistiche, ( e a dirla tutta, l’intero progetto è oberato oltre che da tali logiche, da quelle partitiche, da numerosi conflitti d’interesse e da interessi economici….. si sottolinea la pagliuzza e non la trave ! ) non è una semplice inclinazione: a tutti gli effetti è un soggetto privato!
La “confluenza”, decisa a tavolino pare stia avendo ripercussioni ed effetti collaterali anche sul personale che va ricordato ha concorso a realizzare quel riconosciuto prestigio a livello nazionale e internazionale della Galleria Civica. Chi li ha ascoltati in commissione congiunta ha recepito la loro enorme preoccupazione, sia per il destino degli istituti culturali dove lavorano che per il loro percorso formativo e professionale che per una certa delusione di un progetto culturale oggi circa la mancanza anche qui di un progetto culturale che dalla Danimarca ancora non arriva….(l’attualità di Shaekspeare?)
Bisogna riavvolgere il nastro del tempo per ritrovare una situazione così eccezionale per la città quando un progetto di simili entità, fu quello creato con il primo polo culturale avant lettre “ Il Palazzo dei Musei “. L’argomento allora fu trattato per diversi anni, tale era la portata dell’operazione; anche ai tempi l’impegno economico era da capogiro. C’era da acquistare l’ex Albergo delle Arti, per mettere in sicurezza le collezioni degli Este, che essi donarono alla cittadinanza… e si lavorò duramente per arrivare ad una legge speciale, fra il nuovo Stato Unitario e la Municipalità ed in quella occasione la pubblica opinione fu chiamata a condividerne la responsabilità con un referendum e non attraverso un percorso partecipato“all’acqua di rosa” addirittura blindato e secretato nella Conferenza dei Servizi come quella recente del S. Agostino.
Quanto riportato sulla stampa giorni addietro da “Mdp-Art1”, suona come la scoperta dell’acqua calda: certo se ne prende atto,ma con beneficio d’inventario perché non sfugge il sotteso aspetto, di apparire come quelli solerti sulla vicenda in quanto fautori del percorso “all’acqua di rosa”. E poi il tentativo di distinguersi dalla visione mattonata della cultura dimostrata fin qui dal partito di maggioranza, di cui però si fa parte. Senza contare il fatto che sono in corso avvicendamenti di assessori e deleghe per cui un ritrovato dinamismo, giusto per rifarsi una verginità, sembrano necessari per riacquistare un minimo di credibilità, dopo i diversi, recenti e tardivi oltre che inutili salti della quaglia.
Franca Giordano