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'L'Italia orfana di una politica industriale non può affrontare ad armi pari la transizione'

Data: / Categoria: Economia
Autore:
La Pressa
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Ne hanno parlato 250 delegati sindacali insieme ai segretari nazionali di Filctem e Fiom alla sede della Cgil


'L'Italia orfana di una politica industriale non può affrontare ad armi pari la transizione'
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L'Italia non ha di fatto una politica industriale da decenni, e l'Europa dopo avere fissato gli obiettivi della transizione energetica dovrebbe porre i diversi Paesi nella condizione di agire ad armi pari, per compensare le differenze e non per incrementarle. L'Italia deve ritrovare una sua politica e deve investire su quella, anche con l'aiuto dell'Europa e partendo con il mondo del lavoro. E' in estrema sintesi il focus sul quale hanno ragionato e si sono confrontati mercoledì mattina, oltre 250 tra delegate e delegati dei settori industriali e manifatturieri della provincia di Modena – metalmeccanico, ceramico, biomedicale e tessile che hanno partecipato all’iniziativa dal titolo “Il lavoro industriale al centro del futuro del paese. Il futuro dei distretti modenesi”, presso la sede della CGIL provinciale, in piazza Cittadella, promossa dalla Cgil di Modena insieme ai sindacati di categoria Filctem e Fiom Cgil.



Il focus di questa assemblea è stato sulle politiche industriali del territorio modenese ed emiliano-romagnolo, gli investimenti necessari per la transizione ecologica, digitale e tecnologica, la salvaguardia dell'occupazione in una fase che sarà caratterizzata dalla riorganizzazione delle filiere produttive. Con l'obiettivo di contribuire ad un percorso comune per valorizzare il lavoro industriale e rimetterlo al centro del dibattito pubblico e delle politiche del Governo, degli Enti Locali e delle Imprese.

Sul palco dei relatori Daniele Dieci segretario Cgil Modena, Fabio Digiuseppe segretario Filctem Cgil Modena, Marco Falcinelli segretario Filctem Cgil nazionale, Giovanni Solinas docente Università di Modena e Reggio Emilia, Stefania Ferrari segretaria Fiom Cgil Modena e Michele De Palma segretario Fiom Cgil nazionale. E’ previsto il contributo video dell’assessore regionale Emilia Romagna Vincenzo Colla.

L’analisi e la proposta politica si è concentrata sui distretti ceramico, biomedicale e tessile rispettivamente collocati nei distretti di Sassuolo-Scandiano, Mirandola e Carpi con 120 industrie ceramiche e 15.000 addetti diretti più la filiera produttiva per un totale di 35.000 addetti, 80  aziende biomedicali e 5.000 addetti tra diretti e filiera, e 600 imprese del tessile/abbigliamento con circa 5.500  addetti comprese le imprese finali e di subfornitura.

Per quanto riguarda il settore metalmeccanico in provincia di Modena, solo nell’automotive si contano oltre 15.000 addetti con aziende di grandi dimensioni come Ferrari e Maserati accanto a imprese di dimensioni medie e piccole. Il comparto meccano-ceramico ha circa 4-5.000 addetti, nel comparto macchine agricole grandi imprese come Cnh e Goldoni sommate all’indotto contano oltre 6.000 addetti. Importante anche la filiera di meccanica generale con oltre 10.000 addetti.
“L’appuntamento organizzato insieme da Filctem e Fiom Cgil – afferma Fabio Digiuseppe segretario Filctem Cgil Modena - vuole contribuire a progettare politiche industriali per mettere al riparo il futuro dei distretti modenesi, realizzare nuove filiere industriali integrandole con quelle esistenti, che consentano da un lato il mantenimento della competitività delle nostre aziende sui mercati internazionali e, al contempo, lo sviluppo delle professionalità dei lavoratori, attraverso il diritto ad una formazione di qualità e l’apprendimento permanente per ogni dipendente”.

“Senza perdere di vista l’obiettivo di fondo – prosegue Digiuseppe - cioè la garanzia delle risorse economiche indispensabili per una giusta ed equa transizione ecologica e digitale, all’interno di un modello di economia circolare. In quest’ottica, vanno quindi rafforzate le relazioni industriali e la contrattazione collettiva, che dovrà vedere la partecipazione attiva dei lavoratori, in tutta la lunga e complessa fase di trasformazione del lavoro, individuando nuovi strumenti nel campo dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e dei doveri e delle responsabilità delle imprese, per anticipare e modellare il cambiamento”.

“E’ importante ragionare di politiche industriali - afferma Stefania Ferrari segretaria Fiom Cgil Modena – Ma su questo c'è un ritardo legato anche alla politica nazionale che inevitabilmente impatta anche sul territorio modenese, che ha lasciato fare al mercato e alle imprese e ci consegna un territorio che nei fatti è governato dalle multinazionali e dai fondi di investimento, quindi di per sé un po’ fragile. Fragile – prosegue la segretaria Fiom Cgil - perché dalle grandi imprese multinazionali deriva e dipende l’indotto spesso formato da imprese medie e medio-piccole e da aziende artigiane, che sono numerosissime e appartengono alla storia economica del territorio modenese. Fragile perché il passo tra l’essere protagonisti della transizione ecologica e digitale e diventarne i conto-terzisti poveri, è breve”.

“Per questo – conclude Stefania Ferrari - crediamo che i fondi del Pnrr che arriveranno siano una grande opportunità da cogliere e sfruttare, contrattando collettivamente come organizzazioni sindacali attraverso il confronto con gli enti locali e le imprese come guidare la transizione decidendo insieme come andare dal punto A al punto B, senza lasciare indietro nessuno e come ha affermato in una recente intervista anche il professor Cacciari”.

Redazione Pressa
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